MILANO – Tre miliardi e mezzo di euro all’anno. È questo, secondo la Camera di commercio di Milano, il prezzo che le imprese economiche del capoluogo pagano all’illegalità. Danni economici concreti, che purtroppo proiettano le loro conseguenze sul mondo del lavoro e in molti casi addirittura sulla sopravvivenza stessa delle aziende, mutilando di fatto quella che è sempre stata una delle economie più produttive d’Italia. I problemi più sentiti, secondo il rapporto (redatto interpellando oltre 400 imprenditori, ndr), sono il falso in bilancio e gli altri reati societari in generale, la contraffazione di prodotti e marchi e la concorrenza sleale. Questi sono stati segnalati da circa un’impresa su tre (29,9%), ma non sono i soli.
La corruzione e le truffe ai danni della Pubblica amministrazione sono state indicate dal 18,4% delle imprese intervistate, la mancanza di sicurezza sul lavoro dal 5,1%. E i danni che ne conseguono, come detto, sono concreti: principalmente l’abbattimento dei margini di guadagno (per il 20,1% del campione) e, in subordine, il taglio degli investimenti (15%). Dei fattori che poi costringono gli imprenditori a scelte dolorose: tagli sul personale e, in alcuni casi, addirittura la chiusura della società.
«L’illegalità, in tutte le sue forme, è un grave danno per il sistema imprenditoriale» ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano. «In particolare, la mancanza di trasparenza rappresenta per la nostra economia un costo significativo. Contrastarla con misure idonee, ma soprattutto premiare le tante imprese virtuose che operano garantendo sicurezza e legalità, significa anche sostenere la nostra competitività sia in Italia che all’estero».
Gli imprenditori hanno già le idee abbastanza chiare, secondo l’indagine, anche sul modo in cui gratificare i virtuosi: le imprese che rispondono a requisiti di sicurezza e legalità dovrebbero ricevere un “bollino blu” per il 60,7% degli intervistati, favorevoli dunque ad una vera e propria certificazione di qualità.