La Cgil annuncia una sua proposta per riformare la contrattazione nazionale. ”Per difendere i contratti nazionali – si legge sul sito internet del sindacato – e in generale la contrattazione, è necessario avere il coraggio di elaborare una proposta di riforma, capace di scombinare le carte. Il conflitto non si può considerare come risolutivo”. Sul sito della Cgil viene quindi riportata una sintesi di un seminario che l’organizzazione ha tenuto a Todi, proprio sui temi della contrattazione.
”A Todi sono stati abbozzati temi che porteranno la Cgil a decidere, presumibilmente in un prossimo Comitato direttivo, anche se il percorso e’ ancora tutto da definire: la proposta potrebbe essere sottoposta al voto di tutti i direttivi confederali con il massimo coinvolgimento di tutti i livelli dell’organizzazione, prima di arrivare al voto definitivo nazionale” si legge.
Il gruppo dirigente della Cgil, riferisce il sito, ”sembra intenzionato a prendersi la responsabilità di una proposta innovativa sul modello contrattuale in un momento politico molto difficile e in una fase di totale rottura”.
La proposta di riforma avrebbe due obiettivi espliciti: ”rilanciare la contrattazione in un contesto che sembra spingere inesorabilmente verso l’individualizzazione dei rapporti di lavoro”, e ripensare le forme e gli ambiti della contrattazione stessa, anche quella di secondo livello, per tentare di includere larghe fasce del mondo del lavoro. Da rivedere, quindi, ”ruolo e ambiti del contratto nazionale, visto come una cornice con cui definire i diritti inesigibili e i rapporti tra i livelli di contrattazione”; poi contratti piu’ leggeri e meno numerosi.
Tra le ipotesi anche il trasferimento alla contrattazione di secondo livello di materie come inquadramento, contrattazione della produttivita’, formazione. ”Dobbiamo parlare a tutti coloro a cui oggi non parliamo”, avrebbe detto al seminario la vicesegretaria generale, Susanna Camusso nella sua relazione introduttiva.