"Contratti aziendali sostituitivi dei nazionali": sindacati contro Confindustria

ROMA, 5 GIU – Contratti aziendali sostitutivi di quelli nazionali, vincolanti per tutti se approvati dalla maggioranza dei rappresentati dei lavoratori. L'idea, che il vice presidente di Confindustria, Alberto Bombassei, ha avanzato rispondendo a Sergio Marchionne con l'obiettivo di convincerlo all'utilita' di rimanere in Confindustria, ha riaperto il fronte del confronto con i sindacati, anche in vista della stagione di trattative sui cosiddetti contratti di secondo livello. Fronte che non riguarda solo la valenza dei contratti aziendali ma anche la necessita' di misurare la reale rappresentanza dei sindacati, punto sul quale Confindustria vorrebbe una legge.

''E' chiaro che si tratta di un'idea sbagliata – ha affermato il segretario della Cgil, Susanna Camusso a margine del Festival dell'Economia a Trento – Noi continuiamo a pensare che il contratto nazionale e' il punto di riferimento generale per le tutele e poi bisogna incrementare la contrattazione di secondo livello per le questioni specifiche''. Per il segretario della Cgil si tratta di un paradosso per la confederazione degli industriali. ''Se passa l'idea che ci sia una legge sulle modalita' di contrattazione – ha affermato – spero che poi il vicepresidente raccolga le firme per sciogliere Confindustria perche' non si capirebbe piu' quale senso avrebbero le rappresentanze delle parti sociali''.

Il nodo sul tappeto e' soprattutto quello della rappresentanza aziendale, molto caro alla Cgil che su questo ha gia' avanzato le proprie proposte. ''Per definire la rappresentanza – ha aggiunto Susanna Camusso – bisogna misurare e certificare gli iscritti delle singole organizzazioni, poi incrociare questo dato con l'elezioni delle rappresentanze sindacali e della loro efficacia''. Su questo si e' avviato un confronto con i leader di Confindustria, Cisl e Uil. Gli incontri con la Marcegaglia sono gia' stati due. Ma – dice Camusso – ''sul tema continua ad esserci una affermazione generica di Confindustria che non si traduce poi in una attivita' compiuta''.

A Bombassei ribatte anche il segretario Cisl Raffaele Bonanni che pur concordando sul fatto che ''un accordo firmato dal 50% piu' una testa, quindi dalla maggioranza del sindacato, deve avere un'applicabilita' imprescindibile'' non condivide la definizione delle regole per via legislativa. ''Penso che sia da evitare la Legge, bisogna arrivare – dice invece – a un avviso comune tra le parti''.

La proposta di Bombassei non convince nemmeno il Pd e l'Idv. ''Dire oggi che gli accordi aziendali possono sostituire i contratti nazionali e' pura demagogia – afferma Maurizio Zipponi, responsabile Lavoro dell'Idv – perche' il numero di aziende che, dal 2009, hanno fatto accordi e' pari al 2%''. Ironico Cesare Damiano del Pd che accusa il vice presidente di Confindustria di fare uno ''sforzo per tenere insieme capra e cavoli'', cioe' il modello contrattuale basato su due livelli (nazionale e decentrato) e quello basato solo sul contratto aziendale. ''Una simile innovazione – afferma – rappresenta uno strappo e non un semplice e auspicabile riequilibrio a favore di quello decentrato''.

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