L’Italia deve adeguarsi alle norme UE sul limite di contanti: il divieto si estende anche alle carte prepagate e arrivano sanzioni più severe.
Finora, il Governo Meloni aveva insistito con particolare enfasi sull’inutilità di introdurre limiti alla circolazione dei contanti. Per l’esecutivo in carica non esisterebbe dunque chiara o diretta correlazione tra l’aumento del limite del contante e la diffusione dell’economia sommersa. Nulla di sorprendente: storicamente, i partiti di destra hanno sempre tentato di bilanciare la necessità di prevenire le attività illecite connesse all’evasione fiscale con la tutela della libertà personale. Da qui, la riluttanza a introdurre dei limiti troppo stringenti.
Il Governo ha però mantenuto anche per il 2024 il limite per l’uso del contante presentato con la legge di bilancio 2023: la soglia attuale è di 5.000 euro. Le direttive UE hanno invece da tempo imposto i 10.000 euro cash come soglia comunitaria. In questi casi si parla però di limite d’uso e non di limite di circolazione: allo stato attuale, in Italia, non esiste un limite reale al denaro contante che si può tenere a casa o portare fuori. Bisogna solo rispettare il tetto di 5.000 euro allorquando i soldi devono passare di mano, ovvero da un soggetto all’altro, a titolo di vendita, prestito, donazione o compenso.
I limiti più stringenti scattano quando si va all’estero, cioè quando si esce dai confini dell’Unione Europea. Viaggiando, cade infatti il diritto alla detenzione illimitata di contante. Sia in entrata che in uscita. Sempre in base alle norme dettate per l’UE, c’è un nuovo limite che vale per il trasporto di capitali all’estero.
Il tetto è lo stesso imposto dall’UE per i pagamenti in contante, ovvero 10.000 euro. Ma tale cifra è quantificabile non solo in denaro cash, ma anche in oro e in crediti presenti su carte prepagate e altri mezzi di pagamento a esse equiparate. Inoltre, sono previste sanzioni più severe per chiunque sgarri. La dichiarazione da fare alla Dogana si estende quindi alle carte prepagate e ai traveller’s cheque.
Tutti gli strumenti di pagamento che non richiedono l’identificazione del titolare, come per esempio le carte prepagate, saranno dunque controllate alla frontiera. Il limite è ovviamente complessivo: se un viaggiatore ha in tasca senza opportune giustificazioni fiscali 5.000 euro in contati e 6.000 euro su una prepagata, rischia una sanzione per aver trasgredito la norma.
Per i viaggiatori vale quindi l’obbligo di dichiarazione. Bisogna far presente agli ufficiali di dogana (entro trenta giorni dall’entrata o dall’uscita di un Paese straniero) di avere con sé una certa somma, e lo si deve fare compilando un modulo ad hoc in cui esplicitare lo scopo del trasferimento del denaro. Rispetto al passato cambia il fatto che questo obbligo non riguarda non solo il denaro contante tradizionale ma anche altri strumenti come le carte prepagate e altri mezzi idonei a incorporare valore liquido.
In caso di omessa dichiarazione o sospetto di attività illecite, le autorità possono trattenere il denaro per un periodo di un mese. Un tempo prorogabile fino a novanta giorni. Si tratta ovviamente di misure che mirano a contrastare il riciclaggio di denaro, ma non solo. Secondo l’UE il nuovo limite agirà anche da contrasto al finanziamento del terrorismo. In generale, la stretta sul contante nasce come risposta all’esigenza di un maggiore controllo sulle transazioni finanziarie transfrontaliere.
Le nuove norme sui controlli del contante ai confini dell’UE sono state introdotte dal Regolamento (UE) 2018/1672. Un regolamento vecchio, quindi, il cui contenuto diventa attuale in Italia dato che il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato solo di recente un decreto legislativo per recepire le norme e includere anche le carte prepagate non nominative.
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