“Per quanto necessario, il negoziato sul clima non è – e non può diventare – fine a se stesso. C’è un tempo per negoziare e c’è un tempo per agire. Quel momento è arrivato!”, ha affermato il Sovrano nel suo discorso al Global Summit on Climate Action, organizzato nell’ambito della 28a Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28) che si tiene a Dubai.
Rilevando che “si tratta di un Patto d’Azione che propongo di lanciare, qui e ora”, il re ha osservato che, proprio mentre il cambiamento climatico aumenta inesorabilmente, le COP devono allontanarsi dalla logica del “piccolo non”, che ha caratterizzato loro per troppo tempo.
A questo proposito, Mohammed VI ha spiegato che tra l’azione climatica a “piccoli passi” e le imminenti sfide climatiche che vengono imposte in modo significativo, si sta creando un divario che deve essere colmato senza indugio. In quest’ottica ha affermato che tra le voci di chi si rassegna ai “piccoli passi” e di chi giura sulle “grandi rotture“, c’è un percorso fatto di pragmatismo certamente, ma anche di volontarismo, ambizione e visione.
“È questa la strada che dobbiamo fare nostra, se il nostro obiettivo è sempre quello di rispettare gli impegni assunti alla COP 21 di Parigi nel 2015, e alla COP 22 di Marrakech nel 2016”, ha insistito il capo di Stato del Marocco.
Pur ammettendo che le conclusioni della Prima Valutazione Globale dell’attuazione dell’Accordo di Parigi attestano una dinamica universale attorno alla questione climatica, Mohammed VI ha affermato che “gli sforzi di adattamento osservati rimangono frammentati, progressivi e distribuiti in modo molto diseguale tra le regioni, e in particolare tra quelle più vulnerabili agli effetti devastanti del cambiamento climatico.
Le misure audaci non si organizzano in mezze misure, tanto meno secondo una visione isolata “che non fa altro che esacerbare i rischi, amplificare i danni e aumentare le perdite materiali, naturali e umane”, ha proseguito il re, rilevando a questo proposito che la gestione globale della crisi climatica non può che spostarsi verso un approccio più adeguato ai vincoli nazionali, centrato su una crescita qualitativa sostenibile e soprattutto su una visione a vocazione umanista.
“In Marocco, l’ascesa dell’energia rinnovabile e sostenibile, lo sviluppo di settori competitivi dell’idrogeno verde, la nostra crescente connettività con i mercati globali e l’organizzazione di una Coppa del mondo di calcio tra due continenti sono tutti prova della visione di integrazione regionale che portiamo avanti”, ha aggiunto.
Sottolineando che è proprio questo approccio orientato all’azione quello sostenuto dal Marocco, il re ha spiegato che l’ambizione del Regno è “strutturata in piani d’azione dettagliati e verificabili, sia per l’adattamento che per la mitigazione e la decarbonizzazione.
Gli obiettivi del Regno in questo ambito sono “il risultato di programmi e progetti realizzati a livello nazionale, innanzitutto per noi e da noi”, ha chiarito il Sovrano, affermando di attribuire “personalmente il massimo valore alla loro attuazione e al loro seguito”. su”.
Ha ricordato che in un sistema globale ancora iniquo, l’Africa ha ricevuto 30 miliardi di dollari dai flussi annuali di finanziamenti per il clima nel 2020, ovvero meno del 12% del suo fabbisogno, mentre questo continente ha tutte le carte in regola per diventare la soluzione climatica globale, la soluzione alle grandi sfide del 21° secolo.
Il monarca di Rabat, in questo contesto, ha sottolineato che le riunioni annuali del FMI-Banca Mondiale a Marrakech hanno concluso che esiste un urgente bisogno di riformare il multilateralismo e il finanziamento dello sviluppo. Due leve che l’umanità ha creato per rispondere alle sfide del 20° secolo.
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