Coronavirus tocca anche Fca: "Rischio stop di una fabbrica in Europa" Coronavirus tocca anche Fca: "Rischio stop di una fabbrica in Europa"

Coronavirus tocca anche Fca: “Rischio stop di una fabbrica in Europa”

Coronavirus tocca anche Fca: "Rischio stop di una fabbrica in Europa"
Coronavirus ferma anche Fca (foto Ansa). Rischio stop di una fabbrica in Europa

TORINO – Il coronavirus tocca anche Fiat Chrysler che potrebbe fermare l’attività di una fabbrica europea nelle prossime settimane. Lo ha detto l’amministratore delegato Mike Manley al Financial Times, senza specificare quale degli undici stabilimenti del gruppo è a rischio stop.

Manley ha spiegato che il coronavirus ha colpito quattro fornitori del gruppo e per questo potrebbe essere a rischio l’approvvigionamento di uno stabilimento Fca in Europa. “Abbiamo identificato il problema. Ci vorranno tra le due e le quattro settimane per capire se la fornitura per uno dei nostri stabilimenti in Europa sarà interrotta”, ha detto.

Per seguire la questione Fca ha creato un team che dovrà monitorare qualsiasi potenziale impatto del coronavirus sulla produzione e verificare anche se ci siano fonti alternative per i componenti per i quali si registrano difficoltà.

Le conseguenze “non sono calcolabili al momento. Monitoriamo la situazione”, ha aggiunto il direttore finanziario di Fca, Richard Palmer, durante la conference call sul 2019 che si chiude con un utile netto di 2,7 miliardi di euro, in calo del 19% e ricavi per 108,2 miliardi (-2), dopo un quarto trimestre record.

Agli analisti Palmer annuncia l’accordo raggiunto con l’Agenzia delle Entrate che aveva contestato all’azienda di aver sottostimato le attività americane di Chrysler per 5,1 miliardi di euro durante la ristrutturazione dell’ottobre 2014 quando l’ex Fiat ha acquistato la parte finale della casa di Detroit e ha trasferito la sede fiscale nel Regno Unito. “Abbiamo chiuso la transazione senza alcun obbligo di pagamento in contanti o penalità. Quindi nessun impatto sul conto economico e sul bilancio a parte la riduzione delle imposte differite attive non rilevate”, sottolinea Palmer.

“Abbiamo concordato – spiega – che l’imponibile aumenterà di 2,5 miliardi di euro e sarà completamente compensato da 400 milioni di perdite fiscali, incamerate in precedenza e 2,1 miliardi di perdite fiscali italiane che non sono state rilevate nel bilancio”. In concreto, in numeri che emergono dall’accordo stipulato, vedono riconosciuti all’Agenzia delle Entrate un ammontare di 730 milioni per un accertamento di 2,6 miliardi di asset aggiuntivi rispetto a quelli dichiarati dal gruppo nel 2014.

Le due notizie, quella legata al coronavirus e l’accordo con il fisco italiano, tengono banco nel giorno dei conti 2019 del gruppo che ha realizzato “risultati record” in Nord America e un miglioramento in America Latina e conferma gli obiettivi indicati per il 2020. In Borsa il titolo Fca guadagna lo 0,8%.

“Il 2019 è stato un anno storico – osserva Manley – in cui abbiamo continuato a creare valore per i nostri azionisti e intrapreso iniziative mirate alla crescita futura rafforzando in modo sostanziale la nostra posizione finanziaria, impegnandoci a investire in prodotti chiave e perfezionando un Combination Agreement con Psa“.

Una fusione, quella con il gruppo francese, che dovrebbe chiudersi tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 e genererà sinergie che a regime sono stimate in circa 3,7 miliardi di euro su base annuale. Manley è ottimista per il futuro di Maserati, nonostante il 2019 difficile, ricorda il rilancio in corso per Alfa Romeo e sottolinea che “tanto lavoro è stato fatto per tornare a una redditività sostenibile nell’area Emea”.

Fonte: Financial Times

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