Coronavirus, Venezia è vuota. Turismo in crisi in tutta Italia, un settore che vale 13% Pil

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Coronavirus, Venezia è vuota. Turismo in crisi in tutta Italia, si rischia un crollo del pil del 13% . Nella foto Ansa turisti a Venezia con la mascherina

ROMA – Piazza San Marco è semivuota. I negozi di alimentari vicino alla piazza più famosa e visitata del mondo servono i clienti con le serrande abbassate. I clienti vengono serviti attraverso la saracinesca da mani munite di guanti da infermiere. A raccontare quello che sta accadendo in queste ore a Venezia è Marco Imarisio sul Corriere che pubblica dei dati allarmanti di Confesercenti e Federturismo: l’Italia ha un settore turistico che vale il 13 per cento del Pil nazionale.

A Venezia, la città che più di ogni altra è abituata a vivere di turismo, le disdette hanno superato il 60 per cento, con un aumento di 20 punti percentuali da un giorno all’altro. Stessa situazione a Padova, con il polo termare di Abano e Montegrotto che conta un 25-30 per cento di cancellazioni che arriva già alla prossima primavera. “In veneto non vuole più andare nessuno” dice Monica Soranza, presidente della Federalberghi regionale. E per la Regione si tratterebbe del crollo della sua prima industria, scrive ancora il Corriere della Sera. 

Confesercenti e Federturismo hanno emesso il loro bollettino di guerra che parla del calo del 13 per cento del Pil nazionale basandosi sulle stime del World Trade and Tourism Council. Un giro d’affari da 146 miliardi l’anno scrive Marco Imarisio. Il settore conta 216 mila esercizi ricettivi e 12 mila agenzie di viaggio: prima di quest’ultima settimana le stime più prudenti parlavano di una perdita di cinque miliardi di euro dovute al coronavirus. Adesso non è neppure possibile fare una valutazione. La maggior parte delle disdette riguarda la stagione primaverile, che da sola vale circa il 30 per cento circa del fatturato totale annuo del turismo.

Se va avanti così fino ad aprile-maggio, il crollo della spesa turistica potrebbe agirarsi sui 2,65 miliardi di euro. Centomila i posti di lavoro in meno con un calo del Pil pari a sette miliardi.

E il problema non riguarda solo il Veneto. Confesercenti Sicilia parla di un clamoroso 80 per cento di disdette delle prenotazioni alberghiere. In Friuli-Venezia Giulia gli addetti ai lavori lamentano invece un crollo del’80 per cento di prenotazioni in città, fino a un vertiginoso 95 per cento in montagna. Ascom Torino parla di turismo del 50 per cento delle cancellazioni negli hotel cittadini per quanto riguarda il turismo legato agli affari.

E all’appello mancano i dati dell’agenzia di stampa russa Tass che parla di “numerose richieste di cancellazione” con “poche [che] sono state eseguite finora”. 

A fare il punto con l’Ansa degli effetti della situazione coronavirus è la vicepresidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli: “La stampa internazionale ha ripreso questo nostro spirito allarmistico e in 48 ore siamo diventati un Paese non sicuro in cui è meglio non viaggiare e da cui è meglio non accogliere viaggiatori. Stiamo facendo al nostro turismo danni inestimabili. Solo il settore delle gite scolastiche muove un business da 316 milioni, ma è la punta dell’iceberg. Stiamo annullando ogni manifestazione, ogni convegno, ogni vacanza non solo nelle zone focolaio ma in tutte le regioni italiane anche quelle dove non c’è nessun caso. Sono purtroppo coinvolti tutti settori dell’attività produttiva (alberghi, ristoranti, tour operator, trasporti ma anche parchi a temi, meeting industry etc)”.

Prosegue la Lalli: “Ormai la situazione è sfuggita completamente di mano per ogni parte dell’attività produttiva, noi siamo più concentrati sul turismo, ma di fatto già con la decisione di chiudere i voli c’era stato un forte impatto anche sulle attività produttive con la Cina. I voli, infatti, includevano le persone, ma anche tutto quello che si trasporta nella pancia di un aereo passeggeri, dalle mozzarelle a tutto quello che aveva bisogno di un trasporto immediato e non poteva aspettare la nave”.

Fonte: Corriere della Sera, Ansa 

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