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Corte dei Conti, allarme rosso: “Servono subito 46 miliardi, addio riduzione delle tasse”

di Emiliano Condò |24 Maggio 2011 11:48

ROMA – Quarantasei miliardi da mettere subito sul piatto e addio alla riduzione delle tasse. E’ la ricetta, dolorosa, indicata dalla Corte dei Conti nel suo Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica. Ricetta, precisano i magistrati contabili, necessaria perché la chiede l’Europa con le sue regole e i suoi nuovi vincoli.

Per rientrare nei parametri, spiega la Corte, sarà necessario un intervento ”del 3% all’anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso dell’Italia”. Per avere un’idea delle dimensioni del sacrificio i magistrati spiegano che si tratta  di ”un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l’ingresso nella moneta unica”.

A rendere pressante un intervento così incisivo, precisa la Corte, è  ”l’eredità dei condizionamenti dovuti agli effetti permanenti causati dalla grande recessione nel 2008-2009”, ovvero la crisi che ha determinato  ”una perdita permanente di prodotto, calcolata a fine 2010 in 140 miliardi e prevista a crescere a 160 miliardi nel 2013”.  E che la crisi sia finita o meno, per i magistrati la sostanza non cambia: “La fine della recessione economica non comporta il ritorno ad una gestione ordinaria del bilancio pubblico richiedendosi piuttosto sforzi anche maggiori di quelli accettati”.

Tasse, addio sconti. Quindi, addi0 riduzione delle tasse, ammesso e non concesso che fosse davvero possibile. Per rispettare i nuovi vincoli europei, soprattutto di riduzione del debito, ”gli elevati valori di saldo primario andrebbero conservati nel lungo periodo, rendendo permanente l’aggiustamento sui livelli della spesa, oltre che impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia ad esercitare per questa via una azione di stimolo sull’economia”.  La Corte sottolinea comunque che nonostante ”la complessità delle prospettive” non bisogna comunque ”sottovalutare l’importanza del risultato che la finanza pubblica a conseguito nel 2010 nella gestione dei conti ai diversi livelli di governo, rendendo evidente che, grazie alle misure di rafforzamento e di progressivo adattamento, gli strumenti di regolazione sono stati muniti di una efficacia non sempre riscontrata nel recente passato”. Questi strumenti di coordinamento ”appaiono in grado di contribuire anche per il futuro al mantenimento dell’equilibrio dei conti pubblici ed insieme ad una auspicabile accelerazione della crescita”.

Conti pubblici, percorso impervio. La Corte dei Conti evidenzia ”quanto impervio sia il percorso che la finanza pubblica italiana è chiamata a seguire nei prossimi anni per rispettare i vincoli europei e rendere possibile una crescita economica piu’ sostenuta”. Lo evidenziano i magistrati contabili nel rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica. ”Non e’ sufficiente che la spesa primaria rimanga costante in rapporto al prodotto, e neanche che rimanga costante in termini reali. E’ necessario che si riduca in termini reali, rispetto a livello, gia’ compresso, previsto nel Def per il 2014. Non essendo quindi sufficiente limare ulteriormente al margine la spesa pubblica occorre interrogarsi su quelli che possono realisticamente essere i nuovi confini ed i nuovi meccanismi dell’intervento pubblico nell’economia”

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