ROMA – Non bastano i tagli agli sprechi, serve meno Stato. Questo l’invito della Corte dei Conti, secondo cui occorre “ridisegnare e ripensare i confini della Pubblica Amministrazione, comprese le modalità di erogazione dei servizi alla collettività, dalla salute all’istruzione”. L’allarme è stato lanciato dalle Sezioni riunite della Corte dei Conti nella relazione sul Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2013.
Sostenere la crescita “orientando le leve di bilancio verso obiettivi che superino il solo rigore, ma restando entro profili compatibili con i vincoli Ue e soprattutto con l’urgenza di riassorbire l’eccesso di debito”, che ci rende più “vulnerabili”. E’ questa la via prioritaria che l’Italia deve perseguire secondo i giudici contabili.
Bisogna avere “la capacità di ripensare l’organizzazione stessa delle funzioni pubbliche, attraverso l’effettiva attivazione di estesi meccanismi di mobilità e il concreto approntamento di moderni sistemi di incentivazione della produttività“.
E poi il monito severo del procuratore generale, Salvatore Nottola: “La corruzione può attecchire dovunque: nessun organismo e nessuna istituzione possono ritenersene indenni” e “nessuna istituzione che abbia competenze pubbliche può ritenersi scevra di responsabilità di fronte al suo dilagare”.
Un “caso emblematico”, secondo Nottola, quello dell’Expo 2015, sul quale la Corte aveva già evidenziato i rischi insiti nella gestione dell’evento. Con i suoi recenti scandali, Expo rappresenta un esempio lampante di deroghe a norme e controlli, “smantellati in virtù dell’urgenza, che hanno di fatto favorito la corruzione”.
In materia di conti pubblici poi, i magistrati contabili spiegano che è necessaria “una redistribuzione del carico tributario intesa a favorire i fattori produttivi, redditi da lavoro e impresa”. Nel rendiconto dello Stato si parla di una “operazione decisiva anche nell’ottica della ripresa dell’economia, che è improprio subordinare a recuperi di gettito (da evasione, erosione, da mancata riscossione) sempre richiamati ma che si rivelano largamente incerti nei tempi e nelle dimensioni”.