Corte Conti su 5 per mille: “Troppe 50 mila associazioni. Poca trasparenza”

di redazione Blitz
Pubblicato il 25 Novembre 2014 - 13:20 OLTRE 6 MESI FA
Corte Conti su 5 per mille: "Troppe 50 mila associazioni. Poca trasparenza"

Corte Conti su 5 per mille: “Troppe 50 mila associazioni. Poca trasparenza”

ROMA – Troppe 50 mila associazioni e troppa poca trasparenza nell’assegnazione dei contributi. Per la Corte dei Conti così si accentua la “frammentazione e la dispersione delle risorse” del cinque per mille. Nel 2012 quasi 9 mila enti hanno ricevuto un contributo inferiore a 500 euro e più di mille non hanno ottenuto nemmeno una firma. Mentre altri, sempre classificati come no profit, finiscono col fornire servizi circoscritti solo a ristrette categorie professionali senza alcun valore socialmente aggiunto. Il riferimento è alla miriade di associazioni di notai, avvocati, militari etc. “difficilmente compatibili – secondo i giudici contabili –  con la ratio dell’istituto”.

La Corte dei Conti giudica “irrazionale” l’impossibilità di scelta diretta dell’ente da parte dei contribuenti nella scheda che destina il 5 per mille a favore delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici.E sottolinea la poca trasparenza riguardo alla pubblicazione sul sito dell’Agenzia delle Entrate dei beneficiari: “E’ necessario pubblicare un unico elenco annuale, con il relativo numero di contribuenti e importo”.

Risultano, infatti

“ancora sono in corso di elaborazione gli elenchi aggregati per le annualità pregresse; nell’aggregazione dei dati 2012 mancano gli enti beneficiari in gestione al ministero dei Beni culturali, pubblicati separatamente dallo stesso ministero in forma poco trasparente; il percorso per l’accesso all’elenco risulta difficile e di non immediata evidenza”.

Ancora, la Corte sottolinea

“la preclusione di partecipazione per gli enti di diritto pubblico al finanziamento delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici. Tali risorse, invece, vengono dirottate su enti privati spesso non specializzati nel campo del restauro e della conservazione, che sviluppano, peraltro, spesso, progetti assai discutibili e, pertanto, poco interessanti per i contribuenti”.

I giudici contabili osservano poi che anche i beneficiari potrebbero muovere lamentele:

“I ritardi nelle erogazioni – dovuti alla pluralità di amministrazioni coinvolte, con scarso coordinamento tra loro, e a disfunzioni interne a ciascuna di esse – sono causa dell’incertezza sulla disponibilità delle risorse per i beneficiari”.

Per le Entrate e il Ministero del Lavoro, i ritardi sono da attribuire alla farraginosità normativa che disciplina l’istituto, che di fatto viene rinnovato di anno in anno a danno di una sistemazione organica.