ROMA – Sempre più persone conoscono i bitcoin. Economisti, esperti di informatica e semplici commentatori si meravigliano delle sue quotazioni alle stelle e, in virtù di queste, già esistono i primi miliardari in bitcoin. Inoltre, sempre più negozi e commerci on-line accettano il pagamento con la nuova valuta.
Ma cosa sono i bitcoin?
Sono una nuova valuta che, almeno nelle intenzioni dei fondatori, intende cambiare le basi del sistema monetario internazionale. Più concretamente i bitcoin non sono una moneta reale, bensì una «valuta virtuale» (non esistono concretamente, ma solo come valore di scambio). Come tutte le monete esistenti, i bitcoin possono essere scambiati in cambio di un bene o di un servizio. I bitcoin ormai possono essere anche cambiati in dollari, euro, yen ed altre valute.
Cosa cambia rispetto alle altre valute?
I bitcoin, diversamente dai dollari e dagli euro, non hanno un numero seriale né un qualsiasi meccanismo che possa farne rintracciare l’utilizzatore. L’anonimato è dunque garantito. Questa caratteristica rende il bitcoin particolarmente apprezzato dai promotori dalla privacy ma anche dagli spacciatori di droga (su Silkroad, sito del deep web specializzato in traffici di droga, gli utenti adoperano bitcoin).
Altro elemento importante di differenza: i bitcoin non sono regolati da nessuna banca centrale. Nessun organo può, per esempio, praticare politiche d’inflazione.
Infine, tutti gli scambi di bitcoin avvengono tramite un sistema P2P. La valuta va direttamente, grazie ad un codice cifrato, da un’utente all’altro, senza dover prima passare da una banca, garantendo dunque la privacy dello scambio ed eliminando i costi relativi al trasferimento bancario.
Come nascono i bitcoin?
Qui le cose cominciano a diventare strane… Diversamente dalle altre monete, i bitcoin non sono garantiti né da un bene equivalente (come l’oro, al tempo del sistema aureo) né da un’entità centrale, come una banca centrale. I bitcoin nascono da soli. Tutti quelli che posseggono bitcoin hanno installato sul loro computer un programma. Questo programma, insieme agli altri programmi-bitcoin a cui è sempre connesso in rete, genera automaticamente nuova moneta ad un ritmo lentissimo, in funzione di un algoritmo deciso dai programmatori. La nuova moneta generata è poi attribuita, secondo dei calcoli statistici, ad uno degli utilizzatori di bitcoin.
Il sistema prevede che la produzione di bitcoin sia sempre regolare e che non ecceda mai i 21 milioni di bitcoin. In questo modo il sistema di generazione di moneta diventerà sempre più lento mano a mano che il tempo passa e che nuove persone sono iscritte. Tutto questo per il grande vantaggio dei possessori della prima ora.
Nel futuro?
I bitcoin hanno avuto negli ultimi due mesi un’impennata incredibile. Nel maggio 2011, un bitcoin valeva 7,5 dollari. Oggi, fine aprile 2013, un bictoin viene venduto a 150 dollari, dopo aver raggiunto un mese fa anche 250 dollari. Se il bitcoin è il futuro o una strana parentesi dell’economia solo il tempo potrà dircelo. Quello che è sicuro è che, se si tratta di una bolla, quando questa scoppierà, molte persone avranno in mano un mucchio di niente. E per di più virtuale.