La politica ci costa oltre 23 miliardi, mezza finanziaria di Tremonti

Pubblicato il 11 Luglio 2011 - 11:35 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il conto lo fa il Sole 24 Ore ed è un conto salato: la politica, in italia, costa più di 23 miliardi di euro all’anno. Mezza manovra Tremonti. Proprio su questo costo, il ministro dell’Economia ha puntato la sua attenzione, annunciando tagli che, però, saranno effettivamente operativi, leggine ad hoc permettendo, solo dalla prossima legislatura. Il risultato, numeri alla mano, sarà che dal 2013 (se il governo Berlusconi dovesse arrivare a fine legislatura), i nuovi parlamentari si troveranno con uno stipendio dimezzato: dai circa 12 mila euro attuali ai circa 5.300 della media europea.

Vitalizi “salvi”. Ma quanto incideranno davvero le misure di austerity annunciate da Tremonti? Saranno efficaci? Il Sole, in materia, ha qualche dubbio. Innanzitutto, è la denuncia, c’è tutta una parte di costi che dal nuovo corso tremontiano non verranno neppure sfiorati, quelli legati ai 2.238 vitalizi per gli ex parlamentari e consiglieri regionali. Solo per Camera e Senato fa più o meno 218 milioni l’anno che non saranno toccati. All’inizio, spiegano Giovanni Parente e Gianni Trovati che per il Sole hanno fatto la ricerca,  Tremonti ci aveva anche pensato. Poi la norma taglia vitalizi è scomparsa. La ratio, almeno sulla carta, sembra essere la stessa che ha ispirato i tagli a partire dalla prossima legislatura: evitare ricorsi sui cosiddetti “diritti acquisiti” che avrebbero bloccato tutto l’iter dei tagli.

Anche perché la Casta, sui tagli ai vitalizi, ha dato un segnale chiaro. Correva l’anno 2010 e un deputato Idv, Antonio Borghesi, propose un taglio del 60%. Risultato del voto: “Presenti 525, votanti 520, astenuti 5, maggioranza 261, favorevoli 22, contrari 498. La Camera respinge”.

I tagli “veri”. Sull’esito della manovra, il Sole sembra avere qualche perplessità: “Sì, si possono risparmiare un centinaio di milioni. Cioè qualcosa meno del 5 per mille, purché non si abbia fretta, si mettano in campo misure che fruttano qualche titolo di giornale ora ma portano i primi risparmi fra alcuni anni, e non si travolgano davvero le anomalie più profonde del sistema italiano”. Il taglio più significativo tra quelli previsti nella manovra, spiegano Parente e Trovati, è quello alle indennità dei parlamentari. Taglio non agevole visto che, per stabilirne l’entità (Tremonti ha parlato di adeguamento delle retribuzioni alla media Ue), è previsto l’intervento di una commissione di esperti creata ad hoc. Un costo, quindi.

Senza servirsi di una commissione il Sole ha guardato i siti web di Camera e Senato : “Da lì si scopre che i quasi 12mila euro mensili di «trattamento economico» mensile lordo (il resto sono rimborsi per le segreterie e contributi vari, che portano il totale a circa 23mila euro) rappresentano un po’ più del doppio rispetto ai 5.339 euro europei: Camera e Senato spendono 144 milioni all’anno in indennità, che diventerebbero 62 milioni una volta raggiunte le indennità europee. Il seggio, se la regola sarà applicata in modo letterale, varrà quindi il 53,5% meno di oggi”.

Tagli, in teoria, anche alla voce “rimborsi elettorali”, ovvero la forma di finanziamento studiata dai partiti dopo il referendum che ha cancellato il finanziamento pubblico. Tremonti punta ad un taglio del 10% che, sommato alla manovra del 2007, significa 30% in 4 anni. Sembra tanto e, invece, paragonato ad altri Paesi Ue è un’inezia. In Germania, infatti, un voto dà diritto ad un rimborso di 85 centesimi  (che diventano 38 per i voti sopra il quarto di milione). In Italia, anche dopo i tagli, un voto varrà comunque 3,5 euro.

I costi della politica. Camera e Senato, per funzionare, spendono circa 1,7 milioni di euro l’anno. Di tagliarli a legislatura in corso non se ne parla. Tremonti si è limitato ad “esortare” a fin di bene. Le voci di spesa, sempre individuate dal Sole, fanno riflettere: 144 milioni di indennità, 96 di rimborsi spese, 218 di vitalizi e 45,5 di locazioni, tra affitti, manutenzioni e personale.

Ci sono poi altri 21,3 miliardi di altre spese: 1 miliardo per le auto blu (qui la manovra ha puntato sul tetto alla cilindrata per i nuovi mezzi), 8,6 miliardi per enti territoriali, 1,5 miliardi per enti intermedi, 2,5 miliardi per i consigli di amministrazione delle partecipate, 2,5 miliardi per le consulenze esterne e 180 milioni di rimborsi elettorali.

Regioni ed Enti Locali. Anche qui, con la manovra, dovrebbero arrivare i tagli. La situazione però non è scontata: i governatori, infatti, possono invocare l’autonomia costituzionale delle Regioni. Rimane però il fatto che indennità per giunte e consigli sono parametrate su quelle del Parlamento. Il taglio, decreti attuativi permettendo, potrebbe arrivare anche per loro. Il precedente, però, non fa sperare: per Comuni e Province i tagli erano previsti nel 2010. Del decreto attuativo, ad oggi, neanche l’ombra.