La crescita 2019 tende a zero. Se la recessione continua sono guai

I dati resi noti oggi dall’Istat e annunciati ieri anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, mostrano che l’Italia è ufficialmente in recessione. Nicola Nobile, lead economist Oxford economics, in questo articolo pubblicato su Uomini&Business mette in guardia il governo gialloverde dai rischi per il Paese. 

I recenti dati relativi all’Italia mostrano che l’economia italiana è entrata in recessione nella seconda metà dello scorso anno. La prima stima del PIL pubblicata oggi ha mostrato un calo del PIL dello 0,2% nel quarto trimestre. L’ISTAT non ha pubblicato le componenti del PIL (lo farà in circa un mese), ma ha dichiarato che il commercio netto ha dato un contributo positivo alla crescita, mentre la domanda interna è stata negativa.

Per il secondo trimestre consecutivo ci aspettiamo che i consumi siano rimasti contenuti e gli investimenti siano diminuiti, a causa della minore fiducia delle imprese, della maggiore incertezza e del calo dell’offerta di credito. La narrativa del governo secondo cui i problemi provengono principalmente dall’estero è in contrasto con alcuni dati, poiché la componente estera netta è stata positiva per il secondo trimestre consecutivo e i numeri del PIL di Spagna e Francia sono rimasti solidi nel quarto trimestre (rispettivamente a +0,7% e +0,3%). Inoltre, il divario tra la crescita del PIL italiano e quella del resto dell’Eurozona si è nuovamente ampliato, rafforzando la nostra opinione che fattori domestici, quali le reazioni negative dei mercati finanziari, l’incertezza e il calo di fiducia, abbiano giocato un ruolo importante.  

In prospettiva, la moderazione delle tensioni sui mercati finanziari e la stabilizzazione di alcuni indicatori, come il livello occupazionale, dovrebbero porre le basi per una stabilizzazione del PIL italiano nel primo trimestre del 2019, ma i rischi rimangono al ribasso e la recessione potrebbe protrarsi, soprattutto se la fiducia continuasse a deludere.

Data la recessione maggiore del previsto, è molto probabile che rivedremo al ribasso le nostre previsioni (attualmente ad un già debole +0,3% per il 2019). Il 2019 sarà molto probabilmente ricordato come un anno con crescita prossima allo zero, non un grande inizio per il governo populista. 

 

 

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