ROMA – Per i consumi, il film che scorre a Natale è decisamente horror: il disastro annunciato dei cinepanettoni italiani fa il paio con il “blues delle poltrone vuote” intonato dal New York Times per Hollywood in difficoltà. Gli studios cercano di correre ai ripari, migliorando l’offerta, razionalizzando le scelte e i target, ma la musica quest’anno è deprimente, con il 4,5% in meno di incassi rispetto al 2010. In Italia il flop di “Vacanze di Natale a Cortina” del fratelli Vanzina è indicativo: manca il dato di Santo Stefano, ma nei giorni di festa ha incassato solo 4.447.000 euro contro gli 11 milioni dello scorso Natale. A parte il successo di “Sherlock Holmes”, che pure in America ha guadagnato meno rispetto alle attese, tutti gli incassi italiani hanno sofferto una contrazione decisiva.
In quanto intrattenimento, il cinema soffre al botteghino come tutte le industrie del piacere, cicliche per definizione. Non si sente altro che la parola crisi, l’austerità è una risposta pavloviana. Il peso della manovra Monti si fa sentire da subito: il decreto salva-Italia graverà nel 2012 su ogni famiglia per 1129 euro. I risparmi non potevano che iniziare con le feste, a partire dalla rinuncia al ristorante, disertato per il cenone dal 90% degli italiani. A dispetto dei calcoli empirici di Berlusconi, che vedeva ristoranti affollati ovunque.
Anche a casa ha vinto comunque la sobrietà, visto che per cibo e bevande sono stati risparmiati 400 milioni, quasi un quinto in meno del budget familiare destinato a cibi e bevande natalizie. Per i regali ognuno ha speso di media 50 euro in meno. La crisi è sconosciuta solo al 10% di popolazione che detiene il 50% della ricchezza: quindi ai tropici e Courmayer non cambia nulla, mentre al resto della popolazione non resta che sperare nella fortuna, nell’azzardo del gioco. Che in tempi di crisi va sempre più forte.
Il risultato è la più grande crisi dei consumi dall’attentato alle Torri Gemelle: solo dopo l’11 settembre i festeggiamenti furono così dimessi. Ma allora, oltre allo choc inevitabile, influivano negativamente tutta una serie di limitazioni e restrizioni che inevitabilmente aumentarono prezzi con la ricaduta su banchi e vetrine dei negozi. Curiosa e triste annotazione simbolica: sono stati abbandonati 137 cani durante le Feste, quando nello stesso periodo del 2010 furono “solo” 26. Il cinepanettone che avesse voluto cogliere lo spirito dei tempi avrebbe dovuto allora chiamarsi “Natale senza croccantini per Lilli il vagabondo”?