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Crisi, dalla Tobin Tax 57 miliardi all'anno

di Maria Elena Perrero |28 Settembre 2011 19:52

BRUXELLES, 28 SET – Far pagare al settore finanziario, responsabile della crisi almeno quanto gli Stati che hanno truccato i conti, il giusto prezzo: è lo scopo della Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che oggi il presidente della Commissione Ue José Barroso presenta come la punta di diamante della strategia anti-crisi globale. ''Siamo i primi del g20 ad aver mantenuto le promesse'', ha detto.

PERCHE' LA TOBIN TAX. Il settore finanziario, spiega Bruxelles, durante la crisi ha goduto dell'importante sostegno finanziario dei governi: 4600 miliardi di euro per misure di salvataggio, e una tassazione ridotta che gli ha portato, grazie all'esenzione dall'iva, un vantaggio di circa 18 miliardi all'anno. La Tobin garantirebbe che gli enti finanziari partecipino ai costi della ripresa e scoraggino il trading ad alto rischio.

A CHI SI APPLICA. Soggette all'imposta sarebbero tutte le transazioni, in mercati organizzati o fuori borsa, su strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, derivati e prodotti strutturati) effettuate da enti residenti nella Ue, ovvero banche, imprese di investimento, assicurazioni, fondi pensione, agenti di borsa, fondi speculativi. L'imposta mira a tassare l'85% delle transazioni, ma cittadini e imprese ne sono esenti, visto che non si applica a prestiti ipotecari e bancari, contratti di assicurazione o premi assicurativi e attività finanziarie svolte tipicamente da persone fisiche o piccole imprese.

ALIQUOTE E GETTITO. Per ridurre il rischio di turbative dei mercati e di delocalizzazione, la Commissione propone un'aliquota minima per obbligazioni e azioni dello 0,1% e per i derivati dello 0,01%. Gli Stati possono aumentarla, e per chi ne ha già introdotta una qualche forma (come l'Italia) occorre solo uniformarsi. Il gettito dell'imposta, secondo Bruxelles, sarebbe pari a 57 miliardi di euro all'anno, che sarebbero condivisi tra Ue e Stati: una parte sarebbe impiegata come risorsa pripria della Ue, riducendo così i contributi nazionali.

PROSSIME TAPPE. Per Bruxelles la tassa, che ha l'appoggio del 65% degli europei, deve entrare in vigore dal 2014. La proposta deve essere ora discussa e approvata all'unanimità dai ministri dei 27 Paesi Ue, mentre la Commissione ne parlerà con il G20. Al momento, alcuni Stati membri si oppongono ad una sua applicazione solo in Europa.

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