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Crisi Euro. World Bank: “Spagnoli e italiani, emigrate in Germania”

di Warsamé Dini Casali |20 Aprile 2012 15:40

ROMA – Guardasse davvero in faccia la crisi finanziaria, l’Europa dovrebbe constatare la sua inarrestabile perdita di influenza, la sua età dello scontento. L’analisi del New York Times è impietosa, la cultura capitalista nordamericana semplicemente non capisce come per i paesi gravati da debiti pubblici enormi, recessione persistente, disoccupati a livelli record, insistere su misure di austerità possa innescare politiche espansive. I tradizionali programmi di stimolo alla crescita sono fuori questione, dal momento che i governi non hanno un euro da spendere. Al Fondo Monetario continua il pressing sulla Germania perché finalmente smetta la faccia feroce sui vincoli di bilancio che relegano Spagna e Italia, Grecia e Portogallo nella prigione della mera sopravvivenza. Ma la caparbietà di Berlino mette a dura prova la resistenza di chiunque. Cosa aspettano i tedeschi a mettere a disposizione soldi e affidabilità per varare gli eurobond? L’ultimo appello è del capoeconomista del Fondo Monetario Olivier Blanchard: i membri dell’Eurozona emettano al più presto titoli supportati da tutti ma Berlino rifiuta di sottoscrivere prestiti di stati come l’Italia.

L’unica prospettiva rimasta è una maggiore mobilità all’interno dei confini europei. Detta così sembra un’opzione come un’altra, anzi, per le figure professionali qualificate dovrebbe rappresentare un’opzione scontata. La circostanza che in Germania scarseggia la manodopera, specie non qualificata, induce il presidente uscente della Banca Mondiale a consigliare ai disoccupati spagnoli ad emigrare lì. Robert B. Zoellick ha sostenuto che non ci sono alternative per alimentare la crescita europea: il consiglio ai governi europei è proprio quello di facilitare i trasferimenti dei lavoratori di paesi con alta disoccupazione verso i paesi dove c’è domanda. Un ragionamento sensato negli Stati Uniti, impervio nell’Europa delle nazioni. Torneremo ai contratti tra stati tipo voi ci mandate i braccianti del mezzogiorno noi vi vendiamo carbone a prezzi scontati come nel dopoguerra che preparò i boom economico? Non importa se economici trolleys sostituiranno le proverbiali valigie di cartone: una nuova generazione di emigranti spagnoli e italiani rimetteranno indietro le lancette dell’orologio europeo.

D’altra parte come non riconoscere i segni inequivocabili del declino? Le nazioni dell’Euro hanno promesso 200 miliardi di dollari in contributi da mettere a disposizione del Fondo Monetario per arginare i rischi connessi alla crisi dei debiti sovrani. A fronte di questa somma, per la stessa ragione il solo Giappone ha stanziato 60 miliardi di dollari. Ad essi si aggiungano i 26 miliardi di dollari messi insieme da Norvegia, Svezia e Danimarca, tanto europee quanto euro-allergiche. E altre risorse sul piatto le metterà anche la Polonia, per aiutare gli allegri spagnoli e gli stilosi italiani. Son finiti i tempi della paura tedesca dell’idraulico polacco. Questa parte in commedia oggi è destinata a caratteristi di origine latina.

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