Crisi, FMI avverte. Da Eurozona rischi di contagio negli Stati Uniti

Christine Lagarde, direttore generale del FMI

NEW YORK, STATI UNITI -Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) avverte che ”gli Stati Uniti restano vulnerabili al contagio derivante da un possibile intensificarsi della crisi nella zona euro”, anche perche’, nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, il sistema finanziario ‘made in Usa’ mostra ancora parecchi punti deboli.

L’allarme e’ contenuto nel rapporto conclusivo sulla situazione economica e finanziaria negli Usa e viene confermato dal direttore generale del Fondo, Christine Lagarde, che nel corso di una conferenza stampa ha messo in guardia Washington dai pericoli che arrivano da Oltreoceano, appena mitigati dalle decisioni prese dai leader europei nell’ultimo vertice di Bruxelles.

Decisioni a cui pero’ ora si spera seguano i fatti, come rileva il New York Times, che ripone le speranze soprattutto sul presidente della Bce, Mario Draghi, i cui poteri si vanno sempre piu’ avvicinando a quelli della Federal Reserve. Due i punti su cui il Fmi mette in guardia gli Usa. Primo: se e’ vero che le banche americane ”hanno un’esposizione diretta limitata verso la periferia della zona euro”, dove si trovano i Paesi piu’ in difficolta’, e’ altrettanto vero che c’e’ ”un legame finanziario molto forte con il cuore dell’Eurozona”.

Ecco perche’ l’eventuale crollo del sistema bancario spagnolo, che avrebbe ripercussioni su tutto il Vecchio Continente, preoccupa, e non poco. Secondo: gli Stati Uniti non devono pensare di aver oramai superato ogni rischio legato a un ritorno della recessione. ”Un calo della domanda da parte della zona euro – spiega il FMI – potrebbe infatti ridurre le esportazioni statunitensi nella regione”. Un processo che di fatto e’ gia’ in atto.

Senza contare che ”un apprezzamento del dollaro – aggiunge il Fondo – potrebbe colpire ancora di piu’ l’export” degli Stati Uniti. Insomma, c’e’ poco da stare tranquilli. E le parole del Fondo confermano quello che da mesi l’amministrazione del presidente Barack Obama va dicendo, con un costante pressing sull’Europa perche’ si decida a prendere le giuste misure per fermare una crisi del debito che non riguarda solo il Vecchio Continente, ma ha un impatto negativo sull’intera economia mondiale, a partire da quella statunitense.

Economia che – sottolinea il Fmi – resta ”tiepida”, troppo lenta, e che nel 2012 non andra’ oltre il 2%, per salire solo di pochissimo nel 2013. A cio’ si aggiunge una disoccupazione che resta a livelli di guardia. Il Fondo invita quindi Washington – e in particolare il Congresso – a non crogiolarsi o lasciarsi travolgere dalle dinamiche elettorali, e ad agire per mettere in campo le necessarie misure che anche gli Stati Uniti devono prendere per rafforzare le proprie difese e il proprio sistema economico e finanziario.

Quello che serve e’ soprattutto un ”piano urgente e credibile” per rimettere a posto i conti pubblici, caratterizzati da soprattutto da un debito pubblico che lievita sempre di piu’. Ma la strada da seguire non e’ quella della sola austerity. Anzi, il Fmi mette in guardia gli Usa dall’eccedere con l’aumento della pressione fiscale e con i tagli alla spesa, perchè ciò affosserebbe definitivamente la ripresa.

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