Crisi. Non solo Grecia, Italia e Spagna a rischio contagio

BRUXELLES – In diciassette si siederanno allo stesso tavolo a Bruxelles per parlare di crisi, di debito, di protezione dei depositi bancari della Grecia. I paesi dell’Eurozona discuteranno di questo giovedì 21 luglio al summit, ma non solo. Oltre ad Atene, c’è altro, c’è il pericolo che l’Ue soffra. Se la Grecia è affossata in un pantano ormai evidente, Italia e Spagna sono a rischio contagio.

La Grecia è sul tavolo, ma i leader europei non sono ancora stati capaci di trovare un accordo su i punti più dolenti: che fare con il settore privato e ancora come comportarsi con le grandi banche europee. In più ci sono le pressioni della Banca centrale europea che continua a chiedere risposte, visti i messaggi pericolosi lanciati dalle agenzie di rating e la paura della stabilità precaria della moneta.

I mercati sono incerti, gli investitori chiedono ora i tassi d’interesse nettamente più elevati per farsi eventualmente carico dei debiti di Spagna e Italia, rispettivamente la terza e la quarta economia nella zona euro. L’Ue è a un bivio, è difficile ma deve scegliere se accollarsi (e come) le perdite necessari per tagliare il debito della Grecia. Altrimenti, avverte in prima pagina Rachel Donadio per il New York Times, la crisi non resterà confinata alla Grecia.

Italia e Spagna sono i primi Paesi della lista, perché considerati troppo grandi per essere tirati fuori dai guai dalla mamma Europa. L’Italia ha un debito del 120 per cento del suo prodotto interno lordo annuale e deve rifinanziare quasi un quarto del suo debito – circa 400 miliardi di euro – nei prossimi 18 mesi. Questo dato da solo è più grande di tutti i debiti della Grecia di circa 340 miliardi di euro.

“Per la Spagna e l’Italia, è necessario cercare una soluzione per la Grecia, bisogna creare una rete di sicurezza per prevenire il contagio”, ha detto Antonio Garcia Pascual, capo economista di Barclays Capital. “Ma l’inerzia dei politici è inutile. E non abbiamo tempo, è una questione di giorni, soprattutto con le obbligazioni italiane e spagnole a questo livello”.

“Fino a poco tempo, la questione veniva liquidata con l’argomento default, ma al contrario, il fallimento per far fronte alla realtà di insolvenza greca ha avuto l’effetto opposto, causando più contagio”, ha aggiunto. Per diciotto mesi, la Grecia ha lottato per far passare le misure di austerity, per più di un anno la parola default  era solo un tabù.

Adesso Atene si è resa conto che c’è un macigno a impedirle la strada della crescita. Le proposte in gioco sono tante, “alcuni lo chiamano un selective default, alcuni lo chiamano un rollover, alcuni lo chiamano uno scambio del debito, alcuni lo chiamano un re-profiling”, ha spiegato al New York Times l’economista Jens Bastian.

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