Crisi: crollano le borse, ma l’Europa è con la Grecia

Mentre la Grecia è paralizzata e scossa dallo sciopero generale di 48 ore, il terzo da febbraio, con stop ai trasporti, all’informazione, a scuole, ospedali, uffici e negozi, e scontri davanti al parlamento, le borse europee tremano. Ieri sono crollate:  più di 140 i miliardi di capitalizzazione bruciati nel timore di un contagio della crisi greca ai Paesi Pigs (Portogall0, Irlanda, Grecia, Spagna). Chiusure da brivido ad Atene (-7,3%), Lisbona (-4,5%) e Madrid (-5,5%). Il panico è arrivato fino in Asia: Hong Kong ha chiuso in flessione dell’1,49 per cento, Sydney a meno 1,33.

Poi il dato positivo della previsione del Pil Ue stimato dalla Commissione europea a +0,9% nel 2010, ha ridato slancio ai mercati che però poi hanno proseguito in altalena per chiudere in negativo. Il Dow Jones, intorno alle 19,15, cede lo 0,33% a 10.890,72 punti, il Nasdaq arretra dello 0,71% a 2.407,20 punti, mentre lo S&P 500 cede lo 0,33% a 1.169,70 punti. Nel Vecchio continente, Londra ha chiuso in calo con l’indice Ftse a quota 5.341,93 in perdita dell’1,28%; Francoforte ha terminato in ribasso con il Dax dei principali titoli in calo dello 0,81% a quota 5.958,45. Stessa sorte per la borsa di Parigi  che ha terminato le contrattazioni in calo dell’1,44% con l’indice Cac 40 a quota 3.636,03.

I listini peggiori restano comunque quelli di Madrid, Portogallo e Irlanda (-2%), oltre ovviamente alla Grecia che però risale dai minimi e cede ora il 3,9 per cento. I rendimenti dei titoli di stato tedeschi, i bund decennali, inoltre, sono scesi al 2,84% e ai minimi storici.

Sul piano valutario l’euro piomba a 1,29 dollari, toccando oggi un nuovo minimo. Mentre fra le commodities, il petrolio a New York è sceso sotto gli 80 dollari al barile, mentre l’oro è lontano dai record toccati ieri a 1192 dollari, vicinissimo alla soglia critica dei duemila dollari l’oncia

La risposta dei titoli greci non si è fatta attendere: il rendimento del bond a due anni è salito di 34 punti base al 15,13 per cento. Il titolo decennale avanza di 30 punti base al 9,67 per cento e lo spread rispetto al corrispondente bund tedesco si attesta a quota 676 punti.

È invece in rialzo il rendimento dei titoli di Stato di Spagna e Portogallo: il bond decennale spagnolo è salito al 4,15%e quello portoghese al 5,5%. Per il Portogallo cresce la percezione del rischio debito: i credit default swaps segnano un aumento di 39 punti base a 383 punti, in base ai dati Cma DataVision riportati dall’agenzia Bloomberg. Il buono stato della Spagna è confermato anche dal commissario Ue Olli Rehn, che ha smentito le voci di una richiesta di aiuti da parte di Madrid.

Intanto l’agenzia internazionale Moody’s ha posto il rating sovrano del Portogallo che è classificato «AA2» sotto osservazione per un possibile declassamento. L’agenzia ha invece confermato la valutazione «P-1» per il debito a breve. Moody’s in una nota fa sapere che il rating a lungo termine del Portogallo potrebbe essere tagliato di «una o due note». La revisione del rating verrà effettuata in tre mesi.

Moody’s ha inoltre messo sotto osservazione per un possibile declassamento del giudizio tutte le 10 banche portoghesi che godono di un rating.

I toni più allarmistiche vengono ancora una volta da Berlino: con il crollo di Atene “l’Unione europea e la Germania si giocano il loro futuro”. A pensarlo è il cancelliere tedesco, Angela Merkel, che invoca una revisione del Patto di stabilità che, ha detto Merkel, “deve essere riformato in modo tale che non possa essere più violato”.  Per il cancelliere nessuna decisione è possibile nell’Ue senza o contro la Germania: aiutare prima la Grecia sarebbe stato “controproducente”, ha detto, ma dice anche  “non c’è alternativa” nell’appoggiare la Grecia per garantire la stabilità dell’Eurozona.

Per la leader cristiano-democratica bisogna evitare una reazione a catena nei mercati valutari e tra gli altri partner di Eurolandia. Una seconda crisi finanziaria mondiale, sostiene Merkel, si tradurrebbe in una notevole perdita di ricchezza e in un aumento della disoccupazione anche in Germania. “Solo se il piano di aiuti ad Atene avrà successo, ha detto il cancelliere, i mercati riacquisteranno la fiducia”.

Sulla revisione del Patto di stabilità concordano anche il ministro dell’Economia francese Christine Lagarde e il commissario Olli Rehn: “Questa riforma del patto, ha spiegato il commissario, è necessaria se vogliamo davvero farcela sul fronte del consolidamento delle finanze pubbliche. Quello che serve, in particolare, è una sorveglianza preventiva più rigorosa sulle finanze degli Stati membri e un’attenzione speciale rivolta anche al debito dei Paesi, e non solo al deficit. Il tutto, ha concluso Rehn, prevedendo una forte condizionalità per aiutare i Paesi nel caso di future crisi”.

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