ROMA – Crisi Italia, Berlino non c’entra. “Stringhe tedesche, lacci italiani”, Daniele Gros. Il dibattito economico sulla crisi italiana (debito, crescita, banche) essendosi avvitato ormai da anni sullo scontro ideologico Roma spendacciona contro Berlino austera, è interessante l’analisi dell’economista tedesco Daniel Gros sul Sole 24 Ore secondo cui il peso della Germania nell’economia e nella politica economica europea è ampiamente sopravvalutato.
Gros, direttore del think tank Centre for European Policy Studies (Ceps), dichiara che al 90% i problemi dell’Italia dipendono…dall’Italia. Che l’austerity, lo spauracchio dei governi del sud Europa, non c’entra con la mancata crescita, perché è già finita. Che anche le aspettative riposte nel bazooka di Mario Draghi (il famoso quantitative easing attraverso l’acquisto da parte della Bce dei titoli di Stato), sono esagerate.
Che il peso del debito pubblico nel calcolare il rischio Paese italiano è molto meno gravoso degli anni ’90 quando c’era la lira e i lacci tedeschi non stringevano ancora. Che Merkel in Germania ha adottato misure per sostenere i consumi ma semplicemente i tedeschi non vogliono comprare.
Da sola la Germania fa soltanto un quarto della zona euro e stime della Commissione europea dimostrano che l’impatto di un aumento della domanda tedesca sull’Italia (e sulle economie periferiche) sarebbe comunque marginale. Il dibattito sul ruolo della Germania nella politica economica in Europa rischia di diventare una caricatura che assomiglia ai fumetti Disney in cui lo zio Paperon dei Paperoni crea fortificazioni sempre più elaborate per proteggere la sua ricchezza dalla banda bassotti e della sua parentela spendacciona. La realtà sembra molto più prosaica e sfumata.
Un stima grossolana dice che il 90% dei problemi economici dell?Italia è fatto in casa; e che un allentamento delle ?stringhe? tedesche potrebbe risolvere il restante 10 per cento. Lo stesso vale anche per la Germania, dove ogni mossa della Bce scatena una levata di scudi, soprattutto della stampa finanziaria che parla di espropriazione del povero risparmiatore tedesco.
Troppo pochi in Germania riconoscono che l?accumulo di surplus correnti al tasso del 7% del Pil rappresenta uno spreco di risorse quando i tassi reali sono negativi per i risparmiatori tedeschi. Nel dibattito italo-tedesco attuale ci si perde spesso in inutili accuse reciproche sulle colpe altrui invece di riconoscere la realtà della situazione economica attuale. In tutti e due i Paesi è spesso più attraente concentrarsi sui compiti a casa che l?altro non ha fatto che fare i suoi. (Daniel Gros, Il Sole 24 Ore)