ROMA – “Prima di parlare di esuberi proviamo a ragionare sulla moderazione retributiva. Coniugare salario e occupazione è praticamente impossibile”: lo dice Francesco Micheli, numero uno del comitato affari sindacali e lavoro di Abi e della delegazione che sta trattando con i sindacati.
In un’intervista al Sole 24-Ore sulla riforma del fondo di solidarietà dei bancari e sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, Micheli ricorda il 1988: “Allora Basilea 3 non c’era”, dice. “Tra il 1998 e il 2000 il Roe era all’1,8%-1,9% – ricorda Micheli -. Dopo la crescita degli anni passati, oggi siamo tornati intorno al 2,3%, ma con in più Basilea 3 e un’altra importante differenza. Tra il 1998 e il 2000 il Roe era basso, ma c’era una crescita economica in atto. Adesso il Roe è basso e il Pil cresce intorno all’1%. Non ci sono buone prospettive, visto che l’andamento del Roe segue pressoché quello del Pil che è in calo. Per di più la capacità delle banche di produrre profitti si è ridotta in modo importante e la produttività di sistema è in calo del 2%. Il rapporto tra costo del lavoro e margine di intermediazione in Italia è superiore di quasi il 15% rispetto alla media europea”.
“L’accordo interconfederale del 2009 è un accordo cornice che va riempito dando seguito ad accordi attuativi. Il sindacato, però, ha respinto la nostra proposta, sostenendo che le regole possono anche essere scritte “in corso di negoziato”. Avviare un negoziato senza regole e senza tenere conto delle condizioni specifiche del settore di riferimento è incauto. Così come è incauto parlare dell’applicazione automatica dell’Ipca quando le condizioni di redditività delle imprese bancarie non lo consentono. Abi chiede ai sindacati di definire le regole per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro. Altrimenti resta in vita il protocollo del 1993, come Abi ha già comunicato”.
“Se si rimane fermi alla parola esuberi non si risolverà un problema che di qui a tre anni rischia di diventare molto grave, senza un intervento preventivo ed un impegno straordinario da parte di tutti. Il fondo di solidarietà con cui il settore bancario ha gestito gli esuberi si compone di tre parti: una ordinaria, una straordinaria e una emergenziale. La parte straordinaria e quella emergenziale in passato sono state utilizzate a tutela delle uscite. Chi ha detto che anche oggi alla luce dei grandi cambiamenti intervenuti debba essere così? C’è una parte ordinaria, quella che riguarda la sospensione dell’attività e la riduzione dell’orario di lavoro, che è arrivato il momento di sviluppare. Prima di parlare di esuberi è meglio lavorare su altri strumenti. Almeno proviamoci. Riformiamo la parte ordinaria e lavoriamo sui contratti di solidarietà, riducendo il numero delle persone in eccedenza che sono impiegate in aree non più strategiche. Dal back office bisogna passare al front office, dalla governance alla linea. Ci vorrà tempo, ci vorrà formazione, ma le banche oggi hanno bisogno di nuovi mestieri per sostenere la crescita e sviluppare i ricavi”.
Il suggerimento di Micheli: “Bisognerebbe tornare a fare banca come in passato, con i bancari che vanno dai clienti. Questa riconversione professionale potrebbe evitare traumi a un settore dove l’età media è 43 anni e il 13% dei lavoratori ha più di 55 anni, gli esuberi potrebbero non presentarsi in caso di moderazione salariale, flessibilità in ingresso e nella gestione, di riqualificazione del personale e di mobilità. E sistemi di incentivazione adeguati e sempre più collegati ai risultati”.
Riguardo alla flessibilità, l’idea di Micheli è quella di un “buona occupazione di giovani creata da un contratto come quello di Intesa Sanpaolo che ha portato nuove assunzioni di ragazzi con meno di 29 anni a tempo indeterminato ma con una riduzione dello stipendio, limitata ai primi 4 anni, e condizioni diverse all’ingresso. Ed è stato firmato da 8 sigle sindacali su 9”.