Crisi, Moody’s: “Per l’Italia surplus vicino”

MILANO – L’Italia nei prossimi tre-quattro anni ”può tornare a generare un surplus primario, il passo è vicino e non ci sono cambiamenti brutali da fare” e ”il Governo dovrebbe essere in grado almeno di stabilizzare se non ridurre il debito pubblico, anche in uno scenario prudente che ipotizza saldi primari non molto alti (tra l’1 e il 2%) e una crescita economica moderata (al massimo al 3%). E’ la visione degli analisti di Moody’s sul nostro paese e la spiegazione dell’outlook stabile assegnata al rischio sovrano (rating Aa2) che non vede per l’Italia il rischio di contagio.

Dopo i declassamenti di Portogallo (il 5 aprile è stato portato da A3 a Baa1 ed è ancora sotto osservazione con implicazioni negative) e Grecia (il 7 marzo lo ha tagliato da Ba1 a B1 con outlook negativo) ci si chiede se ci sia un rischio di contagio e se l’Italia potrebbe essere coinvolta. ”C’è un rischio contagio – spiega Alexander Kockerbeck, l’analista responsabile del rating sull’Italia – quando c’è una storia concreta di rischi che in Italia non c’è”.

”Finora non vediamo deterioramenti nel modello economico italiano – aggiunge – anche se sappiamo che la crisi è costata 6-7 anni di crescita, si riparte ora dai livelli del 2004”. ”La crescita economica – sottolineano gli analisti di Moody’s spiegando la metodologia che porta all’assegnazione di un rating – ha un significato chiave per un paese ad alto debito, riguardo la sua sostenibilità e la capacità di rientro”.

La forza della struttura economica è il principale dei 4 fattori presi in considerazione per assegnare un rating (forza delle istituzioni, della finanza pubblica e rischio di eventi ‘bomba’). Quella italiana è valutata, in una scala che va da molto bassa a molto alta, al livello più alto per la sua grandezza e diversificazione. Moody’s inoltre prevede, in uno scenario base, che le entrate da usare per pagare gli interessi del debito si attestino nei prossimi tre-quattro anni (fino al 2014) intorno al 10% e non si attendono un’esplosione dei costi come in altri paesi.

Se il costo dovesse salire tra l’11 e il 12% allora verrebbe monitorata la capacità del governo di rientro del debito mentre se arrivasse al 13% (come nello stress test più impegnativo) l’outlook potrebbe non essere più stabile. L’agenzia di rating ricorda che ”l’Italia non è stata in prima linea durante la crisi finanziaria globale grazie al suo sistema bancario meno esposto, alla vigilanza di Bankitalia che ha impedito il crearsi di un sistema bancario ombra e alle minori risorse pubbliche messe a sostegno del settore finanziario (solo l’1,3% del pil mentre in Gran Bretagna ne è stato utilizzato il 51,9%, in Spagna il 32,2% e in Germania il 20,6%)”. Anche quando la crisi finanziaria si è trasformata in crisi del debito pubblico l’Italia è stata meno esposta.

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