Olanda in crisi, Francia quasi socialista: spread a 408, Borse a picco

Pubblicato il 23 Aprile 2012 - 18:12| Aggiornato il 24 Aprile 2012 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Lo spread italiano rimane a quota 408 punti, in zona allarme rosso. Piazza Affari ha aperto in lieve rialzo il 24 aprile, con + 0,70%, mentre il 23 aprile aveva chiuso con una pesante perdita, -3,8%. Le Borse europee non sono andate meglio, con perdite che oscillano tra il 2 e il 3%, ma tutte aprono il rialzo il 24 aprile. Le perdite del vecchio Continente si aggirano intorno ai 160 miliardi. Cosa ha messo in agitazione gli investitori? La giornata di lunedì ha visto innanzitutto la crisi di governo in Olanda. Amsterdam è uno dei bersagli della speculazione, uno dei Paesi europei considerati più prossimi a una crisi del debito. E di certo la sua posizione non migliora dopo che il premier Mark Rutte ha annunciato le dimissioni. La crisi di governo è arrivata, elemento non secondario, a causa del mancato accordo sulle misure di risanamento. Insomma, l’Olanda deve rimettere in sesto i conti pubblici, come chiesto dalla Ue, e per farlo dovrà aspettare il prossimo governo visto che quasi certamente si andrà alle elezioni anticipate.

Non solo. Lo scorso fine settimana ha portato anche un nuovo elemento di cambiamento. Alle elezioni presidenziali francesi il primo turno se l’è aggiudicato François Hollande. Il quale rappresenta un’incognita per due motivi. E’ socialista e come prevedibile, se eletto presidente al ballottaggio di maggio, darà alla politica economica un’impronta ben diversa da quella data da Nicolas Sarkozy. Il quale, nonostante sia stato accusato di una politica fin troppo rigorista, aveva almeno il pregio di andare d’accordo con Angela Merkel. E offrire quindi alla Ue una maggiore stabilità. Ora, a quanto pare la Francia volterà pagina, e i mercati non si fidano.

I mercati non si fidano…tranne che della Germania. Il bund si conferma il titolo-rifugio per gli investitori in periodo di crisi. Due dati: lunedì 23 aprile i titoli tedeschi a 5 e 10 anni hanno segnato un record con il rendimento al minimo storico. Il rendimento del titolo quinquennale ha toccato il minimo storico dello 0,616%, un livello mai raggiunto dalla nascita dell’euro. Il titolo a 10 anni invece è sceso all’1,634%, anche qui il minimo storico, un valore mai visto dalla nascita dell’euro. Significa che chi acquista questi titoli ha in cambio un rendimento misero. Senza contare che con un’inflazione al 2-3% quel risicatissimo ricavo si azzera. Eppure i mercati dicono che è meglio investire (a perdere) nei bund tedeschi che provare altri titoli.

Lo sa bene Madrid, che martedì avvierà un’asta per titoli di Stato a 3 e 6 mesi per un ammontare compreso tra 1 e 2 miliardi. La cifra è ben inferiore ai 3 miliardi di importo massimo messo in asta il 17 aprile e ai 6 miliardi del collocamento di un anno fa. Come mai? Semplice: la Spagna, alla luce delle forti turbolenze di lunedì, teme un possibile flop dopo quello registrato nell’asta di Bonos 2015-2016 del 4 aprile, quando riuscì a vendere solo poco più del minimo prefissato di 2,5 miliardi.