Crisi, la Ue accoglie la richiesta del Portogallo: pronto un piano da almeno 80 miliardi

Pubblicato il 8 Aprile 2011 - 09:53 OLTRE 6 MESI FA

GODOLLO (BUDAPEST) – L’Eurogruppo ha accolto la richiesta di assistenza finanziaria avanzata dal Portogallo e invita le autorità di Lisbona a intavolare subito i negoziati con la Commissione Ue, la Bce e l’Fmi per mettere a punto il piano.

E come è stato per la Grecia e l’Irlanda La Ue aiuterà il Portogallo attivando il Fondo salva-Stati (lo European financial stability facility, Efsf) e col contributo del Fondo monetario internazionale. Olli Rehn, commissario agli affari economici, ha parlato di un piano da 80 miliardi di euro. Per Atene sono serviti 110 miliardi, per Dublino 85. Il dimissionario ministro delle Finanze portoghese, Fernando Texeira Dos Santos, ha preparato il punto della situazione finanziaria e politica del suo Paese per l’Eurogruppo riunito oggi, venerdì, a Budapest.

Ai lavori prende parte anche il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, che ha confermato di aver ”incoraggiato” il Portogallo a chiedere aiuto: ”Perché è ciò che richiede la situazione”, ha spiegato. Una situazione ben descritta dai numeri: tra aprile e giugno Lisbona dovrà fare fronte a titoli in scadenza per 9 miliardi di euro, coi rendimenti oramai schizzati alle stelle. E con la crisi politica a complicare le cose. Il messaggio dei ministri di Eurolandia è molto chiaro: i prestiti saranno erogati solo dopo aver contrattato con Commissione Ue, Bce ed Fmi un piano di aggiustamento dei conti molto severo, su cui si dovrà impegnare non solo l’attuale governo Socrates, dimissionario, ma anche l’opposizione, che con molte probabilità guiderà il Paese dopo le elezioni di giugno.

I tempi del negoziato per forza di cose dovranno essere molto stretti, proprio per via delle scadenze sul fronte dei titoli. Si parla di un paio di settimane. Ma la preoccupazione dell’Ecofin – come emerge dai documenti preparatori della riunione di Budapest – è soprattutto quella di un possibile contagio della crisi ad altri Paesi dell’Eurozona: in primis la Spagna, esposta verso lo Stato lusitano per circa 105 miliardi di euro. Ma a escludere un eventuale crollo di Madrid non è solo il ministro delle Finanze spagnolo, Elena Salgado, ma anche la Commissione Ue: ”La Spagna sta seguendo correttamente il percorso intrapreso per l’aggiustamento dei conti pubblici e per le riforme”, ha assicurato il portavoce del commissario agli Affari economici e monetari, Olii Rehn.