L’Europa in soccorso del Portogallo: piano di aiuti da 70 miliardi

Josè Socrates (foto LaPresse)

BRUXELLES – Un piano da 50 miliardi, forse 70 o addirittura, come lascia intendere il premier lussemburghese Jean Claude Juncker, 75 miliardi di euro. Soldi freschi, messi dall’Unione Europea per tentare di salvare il Portogallo da una crisi senza apparente via di uscita.

All’Europa, insomma, tocca di nuovo aprire la borsa. Su quanti soldi tirare fuori, poi, si decide oggi. Il passaggio formale che va completato è la richiesta di aiuto. L’Europa è pronta a versare, ma prima il Portogallo deve chiedere. E’ questo il ritornello che eccheggia a Bruxelles.

A spiegarlo, in modo chiaro, è stato il il ministro delle Finanze del Belgio, Didier Reynders: “I governi europei sono pronti ad approvare un piano di salvataggio del Portogallo, se Lisbona richiederà gli aiuti. Abbiamo sempre pensato – ha aggiunto – che l’organizzazione di un aiuto sarebbe utile, poichè consentirebbe al Portogallo di pagare meno interessi sul suo debito”.

Quello che ha in mente l’Europa è chiaro: meglio aiutare il Portogallo subito che ritrovarsi con un effetto contagio, magari in Spagna, subito dopo.  Il punto, però, è che come già accaduto in Grecia, gli aiuti non saranno a costo zero. Spiega ancora Reynerds: “Per intervenire ci sarà bisogno di negoziare un piano che riporti le finanze a un livello più sano e bisognerà sbloccare il fondo d’emergenza europeo”.

Detto in modo più diretto vuol dire che il Portogallo deve stringere la cinghia e varare un piano economico lacrime e sangue. E qui i nodi vengono al pettine. Perché il Paese, da ieri sera,  non ha più un premier: Josè Socrates, dopo aver lavorato al piano insieme alla Ue, se l’è visto respingere dal Parlamento, in una sorta di suicidio collettivo delle opposizioni di destra e sinistra. Socrates, che guidava un governo di minoranza, ne ha preso atto e si è dimesso.  Il Portogallo, quindi, si trova con l’acqua alla gola e senza guida. Restano solo i soldi della Ue.

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