Crisi, in Spagna via libera al piano di riduzione del deficit: tagli agli stipendi pubblici

Il premier spagnolo Zapatero

Dopo avere escluso ancora pochi giorni fa qualsiasi taglio ‘drastico’ del deficit pubblico, il premier socialista spagnolo José Luis Zapatero è stato costretto oggi sotto la pressione dei partner europei e degli Usa ad annunciare un nuovo giro di vite con, fra l’altro, tagli del 5% agli stipendi dei funzionari, per accelerare il risanamento delle finanze pubbliche e riportare il deficit sotto il 3% per il 2013.

Le nuove misure annunciate in parlamento devono consentire alla Spagna di risparmiare ulteriori 15 miliardi di euro nel 2010 e nel 2011, in aggiunta ai 50 miliardi su tre anni previsti dal governo a gennaio. Il premier aveva nettamente respinto la settimana scorsa in un vertice con il capo dell’ opposizione Mariano Rajoy la richiesta del leader del Partido Popular di accelerare i tagli alla spesa pubblica. Ma con il varo del maxi-piano Ue per l’euro la Spagna, come il Portogallo, ha dovuto impegnarsi a ridurre di un ulteriore 1,5% del Pil il deficit pubblico (all’11,2% a fine 2009) entro il 2011, per ripristinare la fiducia dei mercati nelle finanze del paese.

Così Zapatero oggi ha annunciato che ridurrà già nel 2010 gli stipendi degli statali del 5% – e li congelerà nel 2011 – che abolirà gli ‘assegni-bebe” di 2500 euro previsti per ogni nuova nascita in Spagna. L’anno prossimo verrà inoltre sospesa la rivalutazione delle pensioni, gli aiuti allo sviluppo saranno tagliati di 600 milioni, gli investimenti pubblici di 6 miliardi e i comuni dovranno risparmiare altri 1,2 miliardi. Finora il premier aveva resistito a tutte le pressioni per tagli salariali, sociali, e una riforma del mercato del lavoro per contrastare una disoccupazione schizzata al 20%: secondo l’opposizione con la mente rivolta alle politiche del 2012 e per non mettere in pericolo la pace sociale e l’appoggio dei sindacati al governo socialista.

Rajoy ha reagito al cambiamento di rotta del premier socialista accusandolo di “improvvisare” e di avere fatto della Spagna, dopo tante esitazioni, un “paese sotto protettorato”. I sindacati, che hanno subito contestato le nuove misure, saranno ricevuti domani dal premier. Bruxelles ha reagito con prudenza e ha detto che le nuove misure “vanno nella buona direzione”, mentre la francia le ha definite “coraggiose”. Secondo la stampa spagnola sulla svolta del premier spagnolo hanno influito le telefonate ieri anche del presidente americano Barak Obama e del premier cinese Wen Jiabao, che hanno insistito sulla necessità di ridare fiducia ai mercati. Più consensuale invece la manovra aggiuntiva del Portogallo che il premier socialista José Socrates sta concordando con il capo dell’opposizione di centrodestra Pedro Passos Coelho.

Il leader del Psd ha dato un via libera di massima alle nuove misure previste dal governo Ps – aumento dell’Iva e trattenuta sulle tredicesime – ma ha anche chiesto una ulteriore riduzione della spesa pubblica e tagli agli stipendi di politici e dirigenti delle imprese pubbliche. L’opposizione di sinistra all’esecutivo socialista annuncia però battaglia, e promette di scendere in piazza contro misure che il leader comunista Jeronimo da Sousa ha definito oggi “un furto” e “un atto violento” contro la popolazione portoghese.

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