Usa, acquisto di case e auto in crescita e debito pubblico da record: crisi o ripresa?

Pubblicato il 3 Giugno 2010 - 07:52 OLTRE 6 MESI FA

Crisi o ripresa? I mercati (e soprattutto i cittadini) di tutto il mondo attendono con ansia la risposta ma il verdetto finale sembra farsi attendere, tanto più se si pensa che dal gigante statunitense arrivano segnali contrastanti.

Il presidente americano Barack Obama il 2 giugno in un discorso a Pittsburgh ha dichiarato di aspettarsi a maggio un forte aumento positivo nei dati sull’occupazione ribadendo come l’economia a stelle e strisce stia diventando “sempre più forte, giorno dopo giorno”.

Gli esperti prevedono un aumento di oltre 500 mila persone nei dati sulla occupazione, incremento favorito anche dalle assunzioni fatte per il censimento 2010 in corso negli Stati Uniti.

Intanto, però, il debito pubblico americano sfonda quota 13.000 miliardi di dollari, continuando la propria inesorabile corsa e le previsioni per il futuro sono consegentemente pessimistiche.

Boom debito Usa. Per la prima volta, infatti, l’1 giugno, il disavanzo ha superato la soglia psicologica dei 13.000 miliardi, attestandosi a 13.050,826 miliardi di dollari, ovvero all’88% del pil. Una notizia che arriva alla vigilia della riunione dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali del G20 a Busan, in Corea del Sud, e mentre in Europa la crisi del debito continua a pesare. Il G20 – afferma il segretario al Tesoro Timothy Geithner – deve accordarsi per orientare di nuovo i conti pubblici verso una strada sostenibile ma in modo da non soffocare la ripresa globale: “E’ un imperativo condiviso. Tutti lo riconosciamo. Come ha detto il Fmi, siamo favorevoli a riforme fiscali che favoriscano la crescita”.

Per il Fondo, il debito americano raggiungerà quest’anno il 92,6% del pil. Nel calcolo del debito federale non sono inclusi i singoli stati americani e neanche gli organismi di rifinanziamento ipotecario quasi-pubblici: considerando solo questi ultimi, che lo stato garantisce, il debito pubblico americano – osserva con la France Presse Anthony Sanders, professore dell’Università George Mason – sarebbe già al 110%. Il Fmi ha di recente avvertito che se il debito non sarà ridotto, la crescita potenziale dei paesi avanzati potrebbe ridursi di oltre lo 0,5% l’anno.

Eppure negli Stati Uniti l’acquisto di case e di automobili continua ad aumentare, segnando nuovamente un trend positivo e una rinnovata fiducia, nonostante la crisi.

Aumento dell’acquisto di case. I compromessi per l’acquisto di abitazioni non nuove hanno segnato in aprile un rialzo del 6%, al di sopra delle attese degli analisti. Lo riferisce la National Association of Realtors, che ha rivisto al rialzo anche il dato di marzo a +7,1%. Il balzo dei compromessi è legato alla volontà degli americani di siglare i contratti entro aprile così da approfittare delle agevolazioni varate dal governo e scadute proprio il 30 aprile. Il +6% registrato in aprile su base congiunturale rappresenta il terzo aumento consecutivo. A livello tendenziale l’incremento è stato del 22,4%.

“C’era il timore che solo pochi consumatori avrebbero approfittato dell’estensione delle agevolazioni. Ma evidentemente – osserva Lawrence Yun, capo economista della National Associations of Realtor – lo stimolo, insieme alla migliorata fiducia dei consumatori e ai bassi tassi di interesse, stanno contribuendo a un aumento delle vendite”.

In ogni caso la crisi è dietro l’angolo e gli analisti hanno espresso preoccupazione sulla possibilità che il mercato immobiliare risentirà della fine delle agevolazioni del governo.

Mercato del lavoro in crescita. Segni positivi giungono però dal mercato del lavoro, in fase di miglioramento, il che sembra lasciare ben sperare. I dati ufficiali sull’andamento del mercato del lavoro saranno diffusi il 4 giugno e gli analisti si attendono che l’economia americana abbia creato in maggio 515.000 posti di lavoro. La National Association of Realtor prevede che le vendite di case esistenti si attesteranno quest’anno e 5,39 milioni di unità e a 5,66 milioni nel 2011, contro i 5,19 milioni del 2009. “Il mercato immobiliare – aggiunge Yun – deve tornare a camminare sulle proprie banche e sembra in una buona posizione per tornare a livelli sostenibili anche senza gli aiuti pubblici, visto che l’economia continua ad aumentare posti di lavoro”.

Incremento di vendita delle auto. La casa automobilistica americana Chrysler festeggia intanto il primo anno dell’alleanza con Fiat con un incremento delle vendite del 33% negli Stati Uniti a maggio. Su base congiunturale l’aumento è del 10%. Lo scorso mese, per la prima volta dal marzo 2009, Chrysler ha superato quota 100.000, vendendo 104.819 vetture. Il 1 giugno 2009 il giudice del tribunale per la bancarotta di New York Arthur Gonzalez aveva dato il via libera alla vendita degli asset buoni di Chrylser a una nuova società controllata per il 20% dal Lingotto, per il 12% dai governi americano e canadesi e per il 68% dal sindacato. Un via libera che aveva spianato la strada “all’uscita della Chrysler dalla bancarotta come una società nuova, più forte e competitiva” come aveva affermato il presidente Barack Obama.

“Questo mese ha rappresentato un nuovo segnale positivo: la società continua a mostrare miglioramenti ogni mese, con maggio che, oltre a risultare il mese migliore dell’anno, evidenzia una crescita per la seconda volta consecutiva superiore alla media dell’industria nel suo complesso” osserva Fred Diaz, presidente e amministratore delegato di Ram Truck Brand e numero uno per le vendite in Usa.

Maggio è stato un mese positivo per tutte le tre le case automobilistiche americane: General Motors ha comunicato un incremento delle vendite di quasi il 17% su base annua. Ford ha invece messo a segno un +22%, rialzando anche lievemente i target di produzione per il secondo trimestre di 15.000 unità a 640.000 vetture. Per il terzo trimestre la produzione è prevista attestarsi a quota 570.000 veicoli, il 16% in più rispetto all’anno precedente. In casa Nissan le vendite sono salite del 24% a 83.764 unità. Honda ha segnato un aumento del 19,1% a 117.173 unità, mentre Hyundai ha registrato un aumento del 33% a 49.045 unità.

Il nodo non è sciolto, lo spettro della crisi sparisce e riappare: Europa e Stati Uniti si muovono allora in un universo incerto e traballante, tra segnali incoraggianti e oscuri presagi per il futuro, l’America lancia i suoi “strani” segni mentre nel vecchio continente le misure di “austerity” avanzano implacabili.