Crisi Usa, il caro petrolio pesa: +15% di deficit commerciale

NEW YORK – L’impennata del petrolio si fa sentire sull’economia americana: in gennaio il deficit commerciale statunitense è  salito del 15% a 46,3 miliardi di dollari. Si tratta del rosso maggiore degli ultimi sei mesi. Aumenta anche il deficit federale, balzato a febbraio alla cifra record di 222,5 miliardi di dollari, lo 0,7% in più rispetto al record precedente del febbraio 2010.

A provocarlo il maxi-rosso commerciale il caro-greggio che ha spinto le importazioni, aumentate del 5,2% a 214,1 miliardi di dollari a fronte del +2,7% a 167,7 miliardi di dollari delle esportazioni. La bolletta petrolifera americana è balzata in gennaio del 9,5% a 34,9 miliardi di dollari, il livello maggiore dall’ottobre 2008, ed è probabile – secondo gli analisti – che nei prossimi mesi salirà ulteriormente.

In gennaio, infatti, il petrolio è salito di 4,56 dollari al barile a 84,34 dollari al barile mentre nelle ultime settimane è oltre i 100 dollari al barile. Il petrolio ha chiuso in calo a New York, -1,6% a 102,76 dollari al barile. Il deficit commerciale con la Cina è aumentato del 12,5% a 23,5 miliardi di dollari, aumentando la pressione per un linea più dura degli Stati Uniti nei confronti di Pechino.

La Cina in febbraio ha registrato il primo deficit commerciale in un anno, con il petrolio che ha fatto aumentare le importazioni del 19,4%. Il presidente Barack Obama ha fissato l’obiettivo di raddoppiare le esportazioni entro il 2015 e l’amministrazione sta assumendo una linea dura con la Cina nelle dispute commerciali.

L’importanza delle relazioni sino-americane e’ stata ribadita con la nomina del segretario al commercio Gary Locke ad ambasciatore in Cina. Locke sarà il primo sino-americano ad assumere il ruolo. Gli analisti prevedono che il rosso commerciale statunitense nel 2011 sarà invariato rispetto al 2010, quando il disavanzo si è attestato a 495,7 miliardi di dollari, in aumento del 32,8% rispetto al 2009. Le stime – avvertono gli osservatori – potrebbero però risultare ottimiste nel caso in cui il petrolio dovesse continuare ad aumentare.

”La ripresa e le temperature rigide hanno aumentato la domanda di petrolio. La crescita – osserva Michael Woolfolk, analista di BNY Mellon – sarà accompagnata da un deficit commerciale ampio”. A rallentare la ripresa potrebbe essere la disoccupazione, che si mantiene alta: le richieste di sussidio alla disoccupazione sono salite di 26.000 unità a quota 397.000 unità: si tratta della terza settimana consecutiva in cui le richieste sono inferiori alla soglia delle 400.000 unita’. La disoccupazione e’ scesa in gennaio in 24 Stati americani e gli occupati sono aumentati in 35 stati, mostrando un rafforzamento del mercato del lavoro.

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