ROMA – Scontro sui debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese alla scadenza del 21 settembre, annunciata da Matteo Renzi come il termine entro il quale lo Stato avrebbe onorato i propri debiti. Il presidente del Consiglio dice che i soldi ci sono “e l’impegno è stato mantenuto”, ma il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, accusa il premier di essere un “bugiardo”, Forza Italia dice che “Renzi si arrampica sugli specchi”.
Per la Confartigianato mancano all’appello 21 miliardi, per la Cgia il buco ammonta a 35, per l’ex commissario Ue Antonio Tajani addirittura a 60. Chi più ne ha, più ne metta, verrebbe da dire, ma il premier tira dritto e assicura che i soldi per pagare i debiti della pubblica amministrazione “ci sono” (a parte 2-3 miliardi “che rischiano di farci sforare il 3%”) e quindi il 21 settembre l’impegno a saldare quelli del 2013 “è mantenuto” e la sfida “è vinta”.
In serata la nota ufficiale di Palazzo Chigi:
“Grazie all’accordo tra Governo, banche e la Cassa depositi e prestiti, lo Stato si è messo nelle condizione di pagare tutti i debiti”.
Secondo il governo al momento sono 30 miliardi di debiti solvibili, da cui sono esclusi 2-3 miliardi per investimenti che rientrano nei vincoli del patto di stabilità. Nella note il governo spiega:
“Cerchiamo di fare un po’ di ordine sulla questione dei debiti della Pubblica Amministrazione per evitare che informazioni parziali contribuiscano soltanto a creare confusione. Il dato di partenza è il seguente: oggi lo Stato non è in grado di avere una mappatura chiara, una fotografia certa dei debiti cui deve fare fronte. il motivo per il quale la fatturazione elettronica, che abbiamo introdotto tra le novità della riforma della Pubblica Amministrazione lo scorso giugno, è lo strumento chiave per determinare, d’ora in avanti, il chi, il quanto e il quando dell’impegno preso dallo Stato nei confronti dei suoi creditori.
“Entro il 21 settembre abbiamo messo a disposizione i soldi per pagare tutti i debiti di parte corrente. Purtroppo non tutti sono stati pagati perché il procedimento richiede un comportamento attivo (registrazione) da parte delle aziende. In un mondo normale il pagamento dovrebbe essere automatico. Purtroppo l’assurdo meccanismo del passato e l’inefficienza di molto enti locali impone di usare questa procedura”.
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