Debito, mobilizzare gli immobili? Mutui con ipoteca sul 10% delle case?

ROMA – Ex Ragioniere dello Stato di lungo corso, Andrea Monorchio continua a ocuparsi di conti pubblici:insieme a all’ex segretario generale di Palazzo Chigi Guido Salerno Aletta ha elaborato un piano in tre mosse per ristrutturare e ridurre il debito pubblico italiano. La ricetta è la solita, privatizzare tutto il privatizzabile? Non la pensa così Monorchio, per la semplice ragione che allora si potè operare su società quotate delle quali era possibile stabilire un valore di mercato.

Oggi, il grosso del patrimonio pubblico è invece “rappresentato dagli immobili, la cui cessione è lunga e complessa e che sono per lo più da valorizzare”. Il problema principale risulterà, in concreto, riuscire a conciliare l’esigenza di incassi rapidi per il settore pubblico con la necessità di non svendere. Intervistato da Repubblica, Monorchio offre una prima soluzione. “Creare uno o più fondi ai quali conferire questi beni e cedere una parte rilevante delle quote […] In questo modo lo Stato, ma anche il Comune o la Regione potrebbero incassare in tempi brevi una parte del valore dei beni ceduti al fondo e partecipare anche alla loro valorizzazione”.

Un intervento di questo tipo non sarebbe risolutivo: siamo impegnati, come prescive Maastricht, a dimezzere entro 20 anni i 1870 miliardi di debito accumulato, vuol dire cancellarne 922 in eccesso, con un ritmo di 45 miliardi all’anno (5% del debito). Troppo, anche vendendo tutti i pezzi dell’argenteria.

Occorre azzerrare il deficit, già nel 2012, con un anno di anticipo. Occorre anche italianizzare il debito per evitare la volatilità internazionale (il Giappone ha un debito doppio rispetto al nostro ma tutto nelle sue mani). Tagliare ancora è possibile, tra pensioni enti locali, sanità: “Ci vuole la volontà politica”.

Privatizzazioni poco percorribili dunque, ma tagli, ancora tagli. La seconda mossa è forse la più intrigante ma anche la più difficile da spiegare agli italiani, non solo nei suoi termini tecnici. La parola d’ordine è “mobilizzare l’enorme patrimonio immobiliare delle famiglie”. Che significa? Nelle case ci sono 4mila 800 miliardi di euro congelati per definizione. Su 350 miliardi gravano i mutui. Restano 4500 miliardi “liberi” sui quali ci si può inventare qualcosa. Per esempio si potrebbe chiedere alle famiglie di chiedere un mutuo con ipoteca sul 10% di quel valore. 450 miliardi con i quali un consorzio di banche potrebbe acquistare titoli di stato speciali con rendimento fissato all’1,5%. “Lo Stato pagherebbe per intero l’ammortamento di quel mutuo e intanto le famiglie incasserebbero quell’1,5% l’anno sui titoli di stato ventennali acquistati”. Gli stessi mutui, cartolarizzati dalle banche sarebbero utilizzati come collaterali agarnzia dei prestiti dalla Bce sul quale applicare gli stessi tassi di interesse più qualcosa.

Terza mossa, in linea con la precedente, si può decidere di pagare in titoli di stato speciali sempre con lo stesso rendimento “il 5% dei 660 miliardi l’anno di spese correnti e il 10% dei 70 miliardi di spese per investimenti”. La quota di salario o liquidazione pagata in titoli per cittadini e imprese ralizzerebbe un risparmio annuale di circa 40 miliardi annui e potrebeb essere usata dalle banche come cllaterale con la Bce.

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