Gioielli pubblici, tipo Sace o Fintecnica alla CDP per ridurre il debito

Pubblicato il 23 Gennaio 2012 - 13:20 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La montagna da 1905 miliardi di debito va tagliata e subito: un’idea sarebbe conferire i gioielli di famiglia, un numero consistente di società pubbliche, alla Cassa Depositi e Prestiti (70% dello Stato e 30% di 65 fondazioni bancarie), da parte del Ministero dell’Economia che trasferirebbe, a pagamento, partecipazioni e aziende controllate. Massimo Mucchetti illustra sul Corriere della Sera il piano del governo che vedrebbe coinvolta necessariamente la Banca d’Italia. In prima battuta questa operazione vale circa 50 miliardi. Con i quali lo Stato potrebbe riacquistare titoli del debito approfittando della discesa delle quotazioni. Parliamo di aziende molto remunerative come Sace e Fintecnica, ma il discorso potrebbe riguardare la rete delle Ferrovie dello Stato, o l’Anas, oppure ancora le tante partecipate dove forte è la presenza degli enti locali, dalla Regioni alle Province passando per i Comuni.

Il piano fa parte di una strategia più complessiva di rientro dal debito. L’Europa ci vincola al dimezzamento del debito in vent’anni e anche dovesse concederci un po’ di respiro sui vincoli di bilancio in assenza di crescita, ridurre il rapporto debito/Pil dal 120 al 60% è molto gravoso. Vent’anni di tempo significa 45 miliardi all’anno di sforbiciata al debito pubblico. Uno sforzo tremendo, un capestro inevitabile che durerà nel tempo: per questo “primum vendere”  diventa non rinviabile, magari aspettando e valorizzando gli asset più floridi ed evitando svendite organizzate come pure è successo in passato durante crisi analoghe.

Intanto le liberalizzazioni dovrebbero valere un punto e mezzo percentuale di crescita rispetto al Pil. Augurandoci che le stime non siano approssimate per eccesso di ottimismo. Poi, il ministro dello sviluppo Passera ha annunciato il pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione  attraverso nuovi Bot, 70 miliardi per fornire un po’ di ossigeno alle imprese creditrici e favorire la ripresa della produttività e quindi della crescita.