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28 aprile, d-day: il debito pubblico italiano sfonderà i 2000 miliardi

di Maria Elena Perrero |24 Marzo 2012 15:41

ROMA – Il d-day del debito pubblico italiano scatterà il 28 aprile del 2012, fra poco più di un mese: allora la voragine dei conti pubblici nostrani toccherà quota duemila miliardi.

Una quantità di debiti, scrive Ettore Livini su Repubblica, che ogni italiano conosce bene: su ciascun cittadino, infatti, pesano debiti per 32.270 euro, di cui ai creditori arrivano 1.154 euro di interessi ogni dodici mesi.

L’ora x del 28 aprile, per l’esattezza, sarà le 16:03. Sarà quello il momento in cui culminerà la corsa del debito che non conosce requie da mesi. A fine gennaio, ricorda Livini,  la Banca d’Italia ha aggiornato l’asticella del debito a 1.935 miliardi, nuovo record assoluto maturato con aumenti di 14.000 euro al secondo.

Lo scorso 31 dicembre l’Italia doveva ai suoi creditori 1.897 miliardi, 55 miliardi in più del 2010. A fine gennaio, dopo aver pagato 9 miliardi per finanziare il Fondo Salva-Stati, il debito ha toccato il record di 1.935 miliardi.

Livini chiarisce che la colpa non è del governo Monti, che ha anche ratificato il Protocollo europeo per la riduzione del debito. Le riforme degli ultimi 4 mesi (pensioni, liberalizzazioni, semplificazioni e lavoro) “sono armi efficaci, ma a scoppio ritardato. I cui effetti si vedranno nel tempo. Lo stesso vale per il calo dello spread da 575 a 320”.

Ricostruendo il passato de debito italiano, Livini ricorda che nel 1968 “viaggiava a quota 10 miliardi di curo – meno di quanto vale oggi la Luxottica a Piazza Affari – mentre il rapporto con il pil era a quota 44%. Roba da far crepare d’invidia la Bundesbank. Nel 1980 eravamo saliti a 114 miliardi e al 55%. Quindici anni dopo, nel ’95 – per colpa delle cicale della Prima Repubblica – eravamo già scesi nella serie B del Vecchio Continente appuntandoci al petto la medaglia dei primi mille miliardi di esposizione e un rapporto debito/Pil al 121,8%. Le cose sono un po’ migliorate tra il ’95 e il 2007, all’epoca del miracoloso aggancio dell’euro in zona Cesarini. Ma è stato un fuoco di paglia. E da quattro anni è ripartito lo scivolone senza freniverso il baratro di quota 2000 miliardi”.

Per fermare questa discesa agli inferi, sottolinea Livini, bisognerebbe far crescere più velocemente le entrate. In particolare effetti positivi si potrebbero ottenere con l’aumento del pil e il recupero almeno parziale dei 120 miliardi di gettito mancante per l’evasione fiscale.

Altrimenti si potrebbe far cassa vendendo gli enti pubblici, il cui patrimonio immobiliare è stimato in circa 450 miliardi. Altri cinquanta miliardi potrebbero arrivare dalla vendita delle partecipazioni statali. Ma al momento nulla di tutto questo appare in programma.

 

 

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