Declassamento Italia, chiesto il rinvio a giudizio per Standard & Poor’s

Pubblicato il 31 Maggio 2012 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il Pm di Trani, Michele Ruggiero, ha chiesto il rinvio a giudizio di Standard & Poor's.

La società di rating americana è indagata dalla procura per i declassamenti dell'Italia.

L'accusa è di manipolazione di mercato pluriaggravata e continuata.

L'inchiesta sulle agenzie di rating della procura di Trani è scattata nell'estate 2010, dopo una denuncia di Adusbef e Federconsumatori sull'operato di Moody's.

Proprio a Moody's veniva imputato il report del 6 maggio 2010 che definiva l'Italia un Paese a rischio.

L'inchiesta si è poi arricchita dei casi relativi a S&aP's e Fitch.

Oltre agli analisti sono indagati infatti anche l'ex presidente, Deven Sharma, e l'attuale responsabile dell'agenzia per l'Europa, Yann Le Pallec.

Sharma e Le Pallec devono rispondere di manipolazione di mercato pluriaggravata e continuata insieme ai tre analisti Eileen Zhang, Frank Gill e Moritz Kraemer, già indagati per i report del maggio e luglio 2011 e per il declassamento del 13 gennaio scorso.

L'indiano Deven Sharma si è dimesso nell'agosto 2011 dal suo incarico di guida internazionale dell'agenzia dopo le polemiche seguite al declassamento del debito Usa.

Ma l'avviso di conclusione delle indagini della procura di Trani, che da un anno ha puntato gli obiettivi su S&P, ha riguardato anche lui per via dei declassamenti operati all'Italia, oltre che a diversi Paesi europei. Gli vengono imputate solo le valutazioni sospette del 20 maggio e dell'1 luglio 2011.

Il 20 maggio venne divulgato in un report l'avvenuto taglio dell'outlook del debito sovrano dell'Italia da stabile a negativo. Questa valutazione venne smentita dall'allora ministro Giulio Tremonti, ma il report causò perdite di titoli azionari, obbligazioni e titoli di Stato italiani.

Il 1 luglio i giudizi negativi di Standard & Poor's riguardarono la manovra finanziaria presentata in Consiglio dei ministri da Tremonti, quando il testo della stessa non era ancora ufficiale e definitivo, determinando ulteriori turbolenze sul mercato dei titoli e sulle aste dei titoli di Stato.