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Dl Province, senza sarà caos istituzionale. Studio: “A rischio scuole e strade”

di Daniela Lauria |9 Dicembre 2012 19:55

Dl Province, senza sarà caos istituzionale

ROMA – Senza il decreto legge sulle province sarà caos istituzionale. Saranno messe a rischio la manutenzione di scuole e strade, la gestione dei rifiuti, la tutela idrogeologica e ambientale. Non è una minaccia ma una concreta possibilità vagliata da uno studio del Dipartimento delle Riforme del Ministero della Funzione Pubblica, secondo il quale, oltre ai mancati risparmi, si verificherebbe una lievitazione dei costi a carico di Comuni e Regioni. In assenza dell’approvazione del dl sulle province si torna al decreto Salva Italia, sottolinea lo studio e dunque sono diversi i problemi con i quali ci si troverebbe a confrontarsi.

”I perimetri e le dimensioni delle province – sottolinea il documento – resterebbero quelli attuali (“rinascono” 35 province) e verrebbe meno l’individuazione delle funzioni ‘di area vasta’ come funzioni fondamentali delle province, sicché le province restano titolari di sole funzioni di indirizzo e coordinamento”.

Di conseguenza, viene evidenziato, ”le Regioni dovranno emanare entro la fine di quest’anno leggi per riallocare le funzioni tra Comuni e Regioni medesime. Non potendo allocare le attuali funzioni provinciali a livello comunale, trattandosi per l’appunto di funzioni di area vasta e quindi di livello sovracomunale, ciò comporterà – affermano gli esperti – tendenzialmente la devoluzione delle funzioni alle Regioni con conseguente lievitazione dei costi per il personale (il personale regionale costa più di quello provinciale e comunale) e la probabile costituzione di costose agenzie e società strumentali per l’esercizio delle funzioni”.

Qualora ”le Regioni non provvedessero lo Stato dovrà intervenire in via sostitutiva, quindi bisognerà valutare, Regione per Regione, come riallocare le funzioni ora esercitate dalle province”. Inoltre, ”le Regioni hanno delegato alle province numerose funzioni proprie: a questo punto le deleghe dovrebbero essere ritirate”. Il mancato riordino delle Province, infine, ”si riflette sulla riorganizzazione dell’amministrazione periferica dello Stato e sui risparmi alla stessa collegati. Infatti, gli uffici periferici dello Stato sono organizzati tendenzialmente su base provinciale. Il mancato riordino delle province quindi rende problematica l’attuazione della riorganizzazione degli uffici periferici”.

Senza la conversione del decreto poi, si ”porrà una questione finanziaria legata dal problema dei mutui contratti dalle province con banche e soprattutto Cassa depositi e prestiti: a questi dovranno subentrare Regioni o Comuni o dovranno essere frazionati; altri problemi riguarderanno il trasferimento del personale, dei finanziamenti, dei beni immobili”.

“Il Salva-Italia è stato impugnato – si legge ancora nello studio del governo – perché la Costituzione prevede che lo Stato assegni alle province ‘funzioni fondamentali’. Ora, è dubbio che le sole funzioni di indirizzo e coordinamento dei comuni possano costituire ‘funzioni fondamentali’ in senso tecnico. Se la Corte dovesse accogliere i ricorsi, le province avrebbero tutte le funzioni attuali (e non solo quelle di area vasta) e non sarebbero nemmeno ridotte di numero. Naturalmente – sottolineano i tecnici del governo – un rischio di incostituzionalità grava anche sul decreto in esame sotto il profilo della forma e del procedimento usati per il riordino”.

Il Pdl, dal canto suo, contrattacca chiedendo al Governo, per bocca di Saltamartini, di dimostrare “con i dati” quali risparmi porterebbe la riforma e insistendo sulle criticità del dl: dall'”impatto sulla funzionalità di prefetture e questure” ai problemi “derivanti dall’accorpamento tra province con politiche diverse ad esempio in materia di rifiuti”. Consapevoli che “se il Pdl decide di bocciare il dl si dirà che la casta ha voluto difendere le province, ma se l’approviamo le ricadute saranno pesantissime”.

Conclusione: si valuterà con attenzione quale posizione prendere in aula, “anche per non diventare il capro espiatorio della situazione”. Intanto Legautonomie difende il dl, “l’unica riforma istituzionale della legislatura fortemente voluta dai cittadini“, mentre l’Upi esulta: “Finalmente è chiaro che le Province hanno un ruolo indispensabile nel sistema istituzionale del Paese per i servizi essenziali che svolgono ai cittadini. Come é chiaro che queste funzioni non possono essere svolte né dalle Regioni né dai Comuni”.

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