Le coste italiane sono in ebollizione e non per una nuova alga che ha fatto cattiva fermentazione in mare: il clima è reso incandescente da migliaia di gestori di stabilimenti balneari colpiti da aumenti della tassa di concessione demaniale giudicati in alcuni casi astronomici.
Martedì 1 dicembre è prevista una grande manifestazione nazionale di protesta, che si terrà Roma, all’auditorium in via della Conciliazione.
Gli aumenti delle tasse li aveva decisi, con il governo di Romano Prodi, l’assai poco popolare ministro delle Finanze Vincenzo Visco, personaggio che ha rappresentato una delle principali cause della sconfitta elettorale della sinistra. L’accresciuta pressione fiscale aveva fatto precipitare nelle braccia di An e Forza Italia la massa dei gestori, già nella maggior parte inclini verso la destra anche estrema.
Il governo di Silvio Berlusconi però li ha delusi, negando ascolto a ogni loro lamento. Gente abituata a fare da sé, imprenditori nel senso più individualista del termine, gelosi l’uno dell’altro, molto spesso incapaci di sviluppare un’azione comune, i gestori fino ad ora si sono limitati a un sordo mugugno.
Ora però si sono resi conto che il ministro delle Finanze Giulio Tremonti non ha molti margini per concessioni in materia fiscale, se non vuole fare esplodere un disavanzo pubblico già ben ampliato dalle diminuite entrate per effetto della crisi. Al massimo ha potuto concedere, ma questo a tutti i contribuenti, una dilazione nel pagamento degli acconti delle imposte, sbandierato dai sostenitori del governo con molto trionfalismo, anche se in realtà si tratta di un banale rinvio, che qualsiasi verduraio o panettiere concedono a un affezionato cliente.
Si sa che non c’è nulla di peggio di una moglie o di un’amante delusa (Veronica e Patrizia sono casi da studiare all’università) e questo sono diventati ora i gestori dei bagni italiani.
Molte ragioni sono dalla loro parte. L’inasprimento repentino dei tributi, aumentati in alcuni casi di mille volte, è tale da sconvolgere la vita imprenditoriale e privata di molti.
Altro fatto che riesce di difficile comprensione è che l’incremento delle tasse abbia colpito in misura maggiore chi ha fatto investimenti e sostituito cabine e locali di legno, di quelli che ne uscivi sempre con qualche scheggia nel piede, realizzando strutture in cemento: cioè lo Stato sembra volere accanirsi proprio contro chi ha profuso maggiore impegno imprenditoriale.
Se si tratta di un modo di pensare e di agire degno del comunista Visco, sostengono i gestori, non è accettabile che venga mantenuto da sedicenti liberali come Berlusconi e Tremonti.
La vicenda è in pieno volgimento e oltre alla riunione del primo dicembre sono previste azioni legali. Ma la conseguenza più grave per Berlusconi rischi di essere un massiccio spostamento di voti dal Pdl alla Lega, magari non per convinzione eccessiva ma per usare l’unico mezzo disponibile in democraazia per punire un governo che ti ha deluso: votare un altro.
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