Deutsche Bank, finisce l’era del banchiere strapagato Ackermann

Josef Ackermann (Lapresse)

BERLINO – Per molti tedeschi Josef Ackermann è il simbolo degli eccessi del capitalismo, per altri è il grande capo che ha guidato Deutsche Bank per dieci anni facendola diventare un concorrente globale.

Ora che è finita la sua era e che il Ceo ha passato il testimone ai successori, il New York Times tira le somme del suo mandato e gli dedica un ritratto fiume a firma di Jack Ewing.

“La Deutsche Bank è oggi più forte e più stabile”, ha detto Ackermann, che ha guidato il primo istituto di credito della Germania dal 2002, nel suo discorso di congedo. Poi ha aggiunto parlando di chi verrà dopo di lui: “Anshu Jain e Juergen Fitschen possono continuare a costruire su quanto è stato raggiunto insieme”.

Tra una folla di circa settemila persone – un record per le riunioni della società – si è levato qualche fischio e Ackermann si è guadagnato anche qualche insulto per la Banca, andata in recessione negli ultimi dieci anni sotto la sua guida, che è stato poi coperto da applausi dei suoi.

Il signor Ackermann,  svizzero che si è unito da Deutsche Bank Credit Suisse nel 1996 ed è diventato amministratore delegato nel 2002, secondo il profilo tracciato dal New York Times “ha fatto di Deutsche Bank una forza nel settore bancario internazionale, diventando una figura molto influente anche negli ambienti politici. Mentre la crisi finanziaria e la successiva débacle del debito sovrano hanno indebolito le altre banche tedesche, Deutsche Bank resta l’unica in grado di competere con istituti del calibro di Goldman Sachs e JPMorgan Chase” .

E ancora Erwing scrive: “Mentre Deutsche Bank ha guadagnato la maggior parte dei suoi 33 miliardi di euro di fatturato l’anno scorso fuori della Germania, molti tedeschi considerano la banca come de facto proprietà comune, anche se il governo non ha alcun interesse  al concetto “metà banca, metà parte della Germania”, come il giornale Handelsblatt ha scritto di recente”.

Deutsche Bank è finita anche sotto il fuoco nemico per alcune critiche e quel numero insolitamente elevato di cause legali da parte di clienti danneggiati o indagini ufficiali. All’inizio di maggio, Deutsche Bank ha accettato di pagare al governo degli Stati Uniti più di 200 milioni di dollari per mettere a tacere le accuse di aver deliberatamente ingannato il Department of Housing and Urban Development sulla qualità dei mutui in seguito a un debito.

Ackermann lascia dopo “dieci anni difficili”, ma il futuro è ancora più incerto. Gli esperti, citati dal quotidiano tedesco The Spiegel temono che con la guida di Jain, l’uomo dell’investment banking, “si vada incontro a rischi ancora piu’ grandi per il futuro”. Si teme infatti una conduzione tanto innovativa quanto molto spregiudicata per l’istituto di credito.

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