Di Maio, stop pubblicità scommesse: tremano i club di Serie A, 120 milioni di sponsor a rischio

Di Maio, stop pubblicità scommesse: tremano i club di Serie A, 120 milioni di sponsor a rischio
Di Maio, stop pubblicità scommesse: tremano i club di Serie A, 120 milioni di sponsor a rischio

ROMA – Il divieto assoluto di pubblicità sul gioco d’azzardo proposto da Luigi Di Maio ha ricevuto elogi bipartisan e l’approvazione dell’opinione pubblica. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Prima però di fare qualche conto. A parte l’ammanco di 700 milioni di euro in un triennio per le casse dello Stato conseguente alla diminuzione della raccolta finale, i posti di lavoro a rischio in un settore che dovrebbe affrontare una contrazione forzata dell’offerta, i primi a tremare sono i club di serie A.

Per capirsi, undici squadre possono vantare un “better partner”, dei 200 milioni di euro spesi ogni anno dai big del sistema giochi, 120 sono destinati alle sponsorizzazioni. Il Messaggero ha guardato un po’ meglio il trade off della misura (rapporto costi/benefici) dal quale si capisce, per esempio, che il divieto impatterebbe negativamente sul valore dei diritti tv che le televisioni sono disposte a pagare.

Il meccanismo», ricorda l’agenzia specializzata Agipro, «è semplice: il prodotto calcio aumenta o diminuisce di valore di pari passo con le prospettive pubblicitarie che può offrire. Se i centri media», si legge nell’analisi, «non potranno vendere spazi alle aziende del gioco legale, le grandi aziende televisive tenderanno a tagliare il budget programmato per l’acquisto dei diritti. Di conseguenza, il calcio si troverà a gestire un prodotto meno remunerativo». (Andrea Bassi, Il Messaggero.it)

C’è anche una motivazione, diciamo così, contro-intuitiva per avere qualche riserva sul provvedimento “proibizionista”, il rischio cioè che invece di arginare il fenomeno delle ludopatie si finisca per premiare gli operatori più spregiudicati, quelli illegali che già oggi non possono farsi pubblicità.

Secondo Moreno Marasco, country manager di Bwin e presidente dell’associazione delle società on line di gioco legale Logica, “questo decreto che nasce con le migliori e condivisibili intenzioni, rischia di produrre un effetto esattamente opposto a quello voluto. I giochi non sono come il fumo, non fanno male di per se. Sono come l’alcol, possono danneggiare se se ne abusa. Ma allora, per evitare una evidente disparità bisognerebbe vietare anche gli spot delle birre”.

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