Quasi quasi mi faccio un diamante: lo compro in banca, niente tasse, solo Iva

ROMA – Quasi quasi mi faccio un diamante. Affidabile come un Bund ma con un tasso di interesse da Btp. Lo compri allo sportello della banca, non ha tasse di successione, né imposte patrimoniali. Dopo l’Iva niente più oneri. Il diamante da investimento, quello che compri in banca, si sta rivelando uno dei beni più ambiti a cui i risparmiatori si stanno rivolgendo. Il rialzo di queste gemme non è stato impetuoso come quello dell’oro che in 10 anni ha moltiplicato per 6 il suo valore. Un’ascesa tranquilla che ha reso il diamante attraente.

E’ affidabile come il mattone ma con il vantaggio che non servono centinaia di migliaia di euro. Anche una gemma da 5-10mila euro può essere un valido modo per investire parte del proprio patrimonio. Solo Iva, niente tasse e un tasso di rendimento attraente. Non male in un periodo in cui tutti fanno a gara per accaparrarsi il Bund tedesco, bene rifugio per eccellenza, facendo così crollare il rendimento sotto l’1 per cento. Investimento, quello in titoli di Stato tedeschi, che non premia certo il risparmiatore visto che quel magro margine di guadagno viene “mangiato” dall’inflazione che viaggia intorno al 3% (in Italia, più bassa quella europea). E il diamante? Ultimamente ha garantito un rendimento di 1 anche, 1,5 punti percentuali sopra il livello dell’inflazione. Quindi, con un 4-5% e oltre, raggiunge il tasso del Btp visto nelle ultime aste. Ma è più affidabile.

In più i diamanti sono beni di libera circolazione. In altre parole li puoi trasferire dove vuoi, anche all’estero, serve solo la documentazione che attesta la provenienza lecita. La Diamond Private Investment, una delle due società dedicate a questo business, commercializza diamanti allo sportello di banche di credito cooperativo, casse rurali dell’Iccrea, una decina di popolari e il Monte dei Paschi. “Fin dalla nascita, nel 2004 – spiega Maurizio Sacchi, fondatore e amministratore della DPI, al Sole 24 Ore – la nostra società si è data un codice etico, che ci impone di vigilare perché il cliente sia informato e guidato nell’acquisto, in modo che non dedichi ai diamanti più del 5% del suo capitale. Non vogliamo vendere a ogni costo, come le banche potrebbero essere tentate di fare, per via delle commissioni appetibili”. La DPI in effetti ha diritto a un 10% in caso il risparmiatore si decida a rivendere il diamante. Se la banca non dovesse riacquistarlo è previsto un fondo di garanzia.

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