C’è chi fa tutto per farli scappare e chi invece pensa a un piano di dieci anni senza tasse per invogliare i giovani a non lasciare il Paese.
In Italia, nessuno si vergogna più nel suggerire ai giovani di prepararsi le valigie per cercare fortuna altrove. Il più lontano possibile. Specie in certe zone del Sud Italia, si è arrivati addirittura a stigmatizzare ogni sentimento di profondo legame con le proprie radici culturali e territoriali. Chi non volta le spalle al proprio paesino e alla famiglia viene chiamato fannullone o ignavo.
Semplificando brutalmente una faccenda di per sé assai complessa, per cambiare approccio basterebbe affrontare i due problemi principali affrontati dai giovani: la mancanza di opportunità di lavoro (stabile o ben retribuito) e il costo della vita troppo alto. Ecco fatto: lì bisognerebbe intervenire per provare a trattenere le nuove generazioni e spingerle a impegnarsi per mandare avanti l’Italia. Come? Incentivando le assunzioni di giovani, defiscalizzando i redditi di lavoratori under 35 o addirittura under 40 e promuovendo incentivi per le loro iniziative professionali e imprenditoriali.
In concreto, però, si agisce solo superficialmente, con timide misure volte ad aiutare le giovani coppie che chiedono un mutuo per l’acquisto della prima casa o con incentivi finanziari per le vacanze e migliorare le competenze professionali dei laureati (il Piano Nazionale Lauree e Lavoro).
Il piano lusitano per arrestare la fuga dei cervelli: dieci anni (quasi) senza tasse per gli under 35
Altrove hanno il coraggio di affrontare di petto il problema e di dichiarare guerra alla fuga dei cervelli. Lo vogliono fare in Portogallo, dove il Governo sta studiando un ambizioso piano sociale basato sulla riduzione delle tasse per i giovani sotto i trentacinque anni. Più di dieci anni senza tasse per i giovani che iniziano la loro carriera. O meglio, primo anno con esenzione totale, poi progressiva aumento per i successivi nove. Per il secondo e terzo anni l’esenzione sarebbe al 75%, per il quarto e il quinto al 50%, e poi gli altri cinque anni del 25%.
L’obiettivo non è solo quello di trattenere i giovani portoghesi che lasciano il Paese ma anche quello di attrarre giovani delle altre nazioni, soprattutto dell’UE. Il Portogallo, da anni in crisi economica, ha vissuto come l’Italia un’importante e crescente emigrazione giovanile. Ecco perché ci si sforza con idee forti e coraggiose per andare incontro alle esigenze dei giovani, che rappresentano il futuro di ogni società.
Molti giornali hanno già commentato la notizia scrivendo che il Portogallo vuole diventare un paradiso fiscale per i giovani. In realtà Il Governo di centro-destra del Portogallo propone questo decennio di agevolazioni fiscali per arginare la fuga di cervelli dei giovani professionisti e dei laureati, in un Paese dove le tasse si stanno facendo sempre più elevate, i salari sono bassi e i costi degli alloggi continuano a crescere. Tuttavia, pare che la proposta abbia già incontrato l’opposizione del parlamento e lo scetticismo degli organismi di controllo fiscale sul suo impatto economico.