ROMA – Ritardo burocratico associato a svista di governo: la norma che prescriveva il divieto di licenziamento per giustificato motivo oggettivo da domenica scorsa non è più in vigore.
In pratica, finché il sospirato nuovo decreto (dl Rilancio) non verrà bollinato dalla Ragioneria, controfirmato dal presidente della Repubblica e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, chi vuole potrà attuare di nuovo i licenziamenti per motivi economici.
E’ successo che la norma introdotta dal decreto Cura Italia aveva validità di due mesi e avrebbe dovuta essere prorogata dal decreto Rilancio per altri tre mesi (in pratica dal 1.
Solo che la proroga avrebbe consentito la conservazione del divieto di licenziamento a patto che il nuovo decreto fosse pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale prima che scadesse il termine dei 60 giorni.
Non è accaduto.
Ancora un giorno (ma intanto i licenziamenti effettuati da domenica scorsa fino all’esecutività del nuovo decreto saranno incontestabili.
La manovra monstre del Dl Rilancio non è ancora operativa.
Le coperture del decreto, realizzate con lo scostamento del deficit, richiedono ancora un difficile lavoro di cesello e la Ragioneria dello Stato è ancora al lavoro per la ‘bollinatura’ che poi consentirà al presidente della Repubblica la controfirma del decreto e la pubblicazione.
“Nelle prossime ore andrà in Gazzetta Ufficiale e diventerà legge”, ha assicurato il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Inca.
Parla invece di “cinico calcolo” la Lega per “impedire con ritardi e farraginosità normative l’accesso alla ‘potenza di fuoco’ millantata”. (fonti La legge per tutti e Ansa)