Donne d’Impresa, Anna Loredana Cassina Presidente CDA e Business Development di Ares Srl

Donne d’Impresa, Anna Loredana Cassina Presidente CDA e Business Development di Ares Srl.

Instancabile imprenditrice, figlia degli anni 70, è famosa per la sua voglia di mettersi sempre in gioco e non arrendersi mai e cosi fa da anni anche nel settore dell’associazionismo accanto alla sua insaziabile passione per l’impresa. 

Anna Loredana Cassina, per tutti Dana, è cresciuta con le sue aziende di famiglia che da un primo stabilimento proprio nel cuore di Bergamo, si sono trasformate in un grande gruppo internazionale, con tanto di filiali in Germania, Brasile e licenziatari in molti altri Paesi.

Anna Loredana Cassina ha puntato sempre nel suo “fare impresa” sul valore delle persone in azienda, motivando i dipendenti e formandoli prima di tutto non agli interessi personali, ma a quelli di tutta la comunità a cui appartengono.

Una strategia vincente, la sua, per le aziende di ieri, di oggi e di domani. A Bergamo nel 2011 il Gruppo Fustiplast nato con Cassina Packaging Group è stato acquisito dalla multinazionale americana Greif: un evento che all’epoca fece notizia, per cui sembrava che Anna Loredana Cassina, famosa nel mondo imprenditoriale, avesse definitivamente deciso di ritirarsi.

E, invece, così non è stato, perché lei, più che mai attiva e tenace è, ancora oggi, presidente del CdA di Ares srl dove si occupa, con il suo team, di investimenti, ristrutturazioni, turnaround per società ed emittenti quotate, oltre che del portafoglio alternativo di startup e PE. 

Già a 21 anni presiedeva la sua scrivania nel primo stabilimento di famiglia, antesignana del lavoro di squadra e dell’Associazionismo che l’ha vista una vera protagonista anche fra le tante socie di AIDDA Lombardia. N

Le peculiarità del suo carattere e delle sue doti nel 2011 l’hanno anche portata a ricevere il prestigioso premio Rosa Camuna dal presidente della Regione: un premio che raccoglie un insieme di storie straordinarie di donne che si sono dedicate al lavoro, alla famiglia, all’assistenza e a cause nobili.  Un esempio, il suo, di donna che non ha sacrificato la famiglia alla carriera o viceversa, ma che ha saputo egregiamente portare sua esperienza così importante, di vita e di lavoro.

Questo ci ha indotto a farle qualche domanda per capire meglio e di più il suo personaggio sempre così attuale. 

Nel 2011 grazie al suo importante lavoro in azienda, Lei ha venduto con grande successo il Gruppo Fustiplast, azienda fondata nel 1947 specializzata nella produzione di contenitori e fusti in materiale plastico per uso industriale. Qualche rimpianto o sarebbe pronta a rifarlo? 

La mia famiglia mi ha insegnato che le opportunità devono essere colte al momento giusto e quella era un’opportunità non solo per la mia famiglia, che aveva fondato il gruppo, ma per l’azienda stessa, con tutti i suoi stakeholder, in primis tra tutti i dipendenti. Avevamo capito che la company americana che aveva mostrato interesse nel nostro gruppo aveva tutte le carte giuste per offrire il miglior futuro auspicabile alla realtà che con tanta dedizione e amore avevamo costruito. Rimpianti nessuno, e sì, lo rifarei, anche se ad essere sincera ho un unico pensiero malinconico, qualche mattina quando mi siedo nel mio nuovo ufficio nel centro di Bergamo accendo il PC e guardo l’agenda, ho ancora la sensazione di sentire di sottofondo il rumore delle macchine di soffiaggio della mia azienda. Tutte funzionanti tutte perfettamente ordinate con i nostri fusti in linea una dietro l’altro. Ma sorrido, perché è ormai solo un bel ricordo.

Ci dicono che lei ha sempre avuto una particolare attitudine e predisposizione al “sociale” e ai vari problemi che coinvolgono il mondo femminile: è vero? 

Essere donna a capo di un’azienda di famiglia negli anni 70, a 21 anni, non era proprio la normalità, interfacciarmi con gli attori del business talvolta non è stato così fluido, per questo mi sono sempre sentita in dovere di raccontare la mia storia di successo. È la preparazione che fa la differenza, studiare, documentarsi, scegliere i giusti collaboratori e le giuste collaboratrici, quello che racconto sempre è che è la squadra che fa il successo e insieme si è più forti e determinati. 

Il tempo passa, ma lei è sempre in prima fila: quale sarà il futuro di Ares srl? 

Ares è il family office che gestisco insieme a mia figlia Giulia. Per me è una costola del nostro gruppo: insieme a lei abbiamo deciso di continuare a fare impresa anche se in modo differente. Guardiamo al futuro, guardiamo all’innovazione e guardiamo al mondo sempre con occhi critici e attenti per cogliere le opportunità e soprattutto per creare sempre nuove sinergie.  Sono realtà come Ares, e ce ne sono molti di family office in Italia, che offrono opportunità alle idee, perché il fare impresa rappresenta una leva straordinaria di innovazione sociale e creazione di benessere.

Per studi, ma non di fatto, lei è “una pedagogista”. Per quale motivo aveva scelto questa materia così lontana dal mondo del business? 

Da ragazzina ebbi l’opportunità di frequentare il collegio femminile del Sacro Cuore di Bergamo, la famiglia per me pensava ad una carriera in scienze umane, seconda figlia con due fratelli maschi, ma la scomparsa prematura di papà mi mise davanti ad un bivio, all’epoca studiavo pedagogia all’Università Cattolica di Milano. La scelta fu naturale: in punta di piedi presi le redini dell’azienda di famiglia portando prima tutto quello che già sapevo e avevo imparato sui banchi di scuola per poi rimettermi sempre in gioco e studiare con costanza. Senza mai farmi trovare impreparata. Oggi ne sono ancora più convinta che fu la scelta giusta: la scelta che mi ha portato oggi ad essere la donna, mamma, amica, moglie e imprenditrice che avrei già allora voluto essere. Ma ora mi godo anche il mio nipotino Filippo Leone, che compie un anno proprio a gennaio, ed è il mio nuovo sguardo sul futuro.

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Orietta Malvisi Moretti