Home > Notizia per Notizia > Economia > Donne d’Impresa, Annalisa Botter, nell’industria del vino abbiamo travolto le barriere di genere

Donne d’Impresa, Annalisa Botter, nell’industria del vino abbiamo travolto le barriere di genere

Donne d’Impresa: Annalisa Botter, al timone della terza generazione di Botter, insieme al fratello e al cugino.

Nonostante pandemia, guerra e rincaro delle materie prime, l’azienda Botter, con  circa 250 dipendenti esporta  dal 1960 e circa il 98% della produzione raggiunge i mercati esteri.  Un fatturato di 285 milioni di euro, con 116 milioni di bottiglie prodotte e distribuite in più di 80 Paesi del mondo.

Sono oltre 90 anni di storia che Annalisa Botter ha sulle spalle con un percorso che oggi, con lei, è tutto mirato all’innovazione, alla sostenibilità e a valorizzare la migliore qualità del vino made in Italy nel mondo. Già approdata anche al progetto Elite della Borsa Italiana, Botter è tra i protagonisti del Vinitaly a Verona e la numero uno dell’export italiano nel suo privilegiato settore.

Annalisa Botter conferma che la sua famiglia non ha mai avuto un’origine contadina, ma piuttosto “commerciale”, perché le bottiglie, firmate da sempre Botter, sono presenti quasi ovunque. Attenta non solo al proprio “orticello veneto”, ma a tutte le eccellenze di vino prodotto nelle varie regioni italiane, Annalisa può essere considerata – e a buona ragione – davvero la regina dei tre vitigni denominati con la “P”: il Prosecco, che è davvero un prodotto trasversale, molto richiesto nel mondo, il Pinot Grigio, il vino d’eccellenza italiana e il Primitivo, richiesto soprattutto nel nord Europa e di origine prevalentemente pugliese.

Annalisa Botter scommette oggi sul Ready to Drink, (RTD, cioè su diverse tipologie di prodotti, dai cocktails già pronti, alle bevande aromatizzate a base malto, confezionati con un packaging molto affine a quello diffuso nel mondo della birra) e persino  sulla possibilità di una produzione “no alcool” per rispondere alla grande richiesta dei più salutisti e dei millennials.

Annalisa con Botter, ha valorizzato anche quel vino che, prodotto egregiamente da molte regioni italiane, un tempo era considerato meno nobile e venduto a costo inferiore. Questo,  quando l’Italia era ancora chiamata “la damigiana del mondo”. Le abbiamo chiesto.

“Le donne del vino“ si stanno sempre più distinguendo. Stiamo forse addirittura superando il ben noto problema della “parità di genere”, con una nota più positiva a favore del femminile?

Quando ho iniziato io a lavorare le donne che si occupavano di vino in Italia erano poche. Oggi la presenza femminile è consistente. Vorrei però non dover sempre  insistere sulla parità di genere perché mi piacerebbe poter parlare piuttosto delle competenze, conoscenze e abilità delle PERSONE in generale, che prescindono dal genere di appartenenza. Trovo che le quote rosa, seppur necessarie, siano un boccone amaro da digerire.

Il progetto Elite, come dice il nome è già sinonimo di aziende di eccellenza. Ma c’è qualche altro progetto di Botter in Borsa?

Non al momento. Nel 2021 abbiamo ceduto la proprietà della Botter e assieme al Fondo Clessidra abbiamo dato vita al GRUPPO ARGEA (di cui deteniamo il 40%) Successivamente sono state acquisite altre due altre Aziende. Ad oggi il Gruppo è composto da Botter, Mondo del Vino e Zaccagnini.

 Non a caso lei è arrivata in un’azienda che ha un bagaglio di 90 anni di storia.  Ma se non fosse nata in una famiglia cultrice del vino, quale sarebbe la sua “altra” ambizione?  Ovviamente gli astemi sono banditi dalla famiglia…? 

 In realtà il fatto di essere cresciuta in una famiglia che produceva vino non è mai stato rilevante per me. Quand’ero giovane non mi sono mai veramente chiesta cosa avrei voluto fare. Dopo la laurea e un’esperienza all’estero sono entrata in azienda e mi sono appassionata al mio lavoro che non era solo quello di produrre vino, ma portare una piccola parte del nostro essere italiani all’estero. Sono convinta infatti che, quello che tutti noi vendiamo, non è il prodotto ma un modo di vivere, di sentire che ci rende unici e speciali. Essere italiani, come direbbero i giovani, è “tanta roba”.

Botter, oltre che un’azienda a conduzione familiare, le consente di avere lo spazio anche per una sua propria famiglia?

Certo… io ho solo un figlio di 13 anni ma ho sempre potuto contare su un aiuto fisso e un compagno che mi hanno sempre sostenuta. Non dico che sia stato facile ma neppure così complicato. Sono sempre stata presente nei momenti importanti della vita di Lupo. Credo sinceramente che la qualità sia molto più importante della quantità del tempo che si dedica ai figli. Tutto il mio tempo libero è dedicato a lui e al mio compagno. Ritagliarsi dei momenti senza i figli poi è fondamentale per il rapporto di coppia.

 

 

 

Gestione cookie