Donne d’Impresa: Annamaria Castiglioni, Grand Prix Import, italiani di successo in Canada.
Se lo ricorda con incredibile lucidità, quel 29 settembre del 1970! Annamaria Castiglioni, con il marito Raffaele Iovannone è partita dall’Italia quel giorno di 53 anni fa, da Cermignano, (Teramo) per un viaggio che ha cambiato la sua vita.
Una valigia con gli effetti personali e poco più, ma tanti, tantissimi sogni e progetti da portare su quell’aereo, insieme ad un pizzico di coraggio, incoscienza e a molte aspettative per un futuro migliore.
Conosceva il francese e con il suo diploma magistrale, che all’epoca era tanto di moda per le ragazze italiane, Annamaria ha iniziato la sua avventura canadese come insegnante di italiano, nelle scuole inglesi e francesi a Montreal.
Suo marito lavorava per la compagnia aerea Air Canada e lei si è subito messa in gioco frequentando – oltre alle scuole – anche varie fiere, per trovare insieme a lui qualche possibile buona idea per investire in un futuro di impresa e di fortuna. L’idea vincente è arrivata: con l’incontro del dott. ‘’
Giampiero Moretti, fondatore della Momo costruttore di cerchi in lega e volanti sport e noto pilota nella serie prototipi e vincitore della 24 ore di Daytona e 12 ore di Sebring con la Ferrari 333 SP.
Il suo incontro e amicizia sono stati determinanti e – dice Annamaria – ci ha aiutato a trovare altri prodotti e conoscere nuove persone dopo averci fatto un corso accelerato di marketing nei vari week end nelle varie gare di corse negli USA.
La Momo e l’esclusività sul territorio Canadese sono stati l’esordio lungimirante dei prodotti commercializzati per tanti anni dalla nostra azienda Grand Prix Import. Nel tempo, poi, ci siamo avventurati nel settore dell’attrezzatura per officine e qui abbiamo incontrato l’altro Moretti, il dott. Paolo Moretti ed è nata una reciproca sintonica amicizia e intesa insieme sua moglie.
Anche l’ing. Moretti ci ha dato tanti consigli ed idee di marketing per crescere e penetrare ulteriormente il mercato canadese delle cabine di verniciatura di Saima Meccanica ad Arezzo.
Però, nel 1971 con la Momo e con 5/6mila dollari di magazzino la nostra non poteva essere una grossa impresa! In pratica, infatti, era Annamaria che faceva di tutto: curava quelli che erano i rapporti commerciali, riceveva la merce, i depositi, faceva i pagamenti occupandosi dell’amministrazione ma … era perfino il centralino dell’azienda, nata in un garage, quello della loro casa.
Oggi la Grand Prix Import è diventata, però, una vera potenza in Canada. Tre figli, Domenico, Fabio ed Emiliana, che lavorano in famiglia, e già ben 6 nipoti, quattro maschi e due femmine, di cui Annamaria e Raffaele sono gli orgogliosi nonni.
“I figli sono il nostro futuro” – dice oggi Annamaria – con il sorriso complice di Raffaele, che continua ad essere, ancora e sempre la colonna portante dell’azienda. Annamaria, ancora oggi sempre al lavoro in ufficio, si dichiara felice spettatrice e non la “ficcanaso” dei progetti dei figli, che portano avanti egregiamente l’attività di famiglia.
Tutti hanno una loro specifica collocazione per le diverse competenze che sono sinergiche e vincenti per il futuro e c’è davvero posto per tutti quelli che hanno voglia di lavorare con entusiasmo.
Oggi ci sono in azienda quaranta collaboratori, con Annamaria in testa insieme a Raffaele, anche se è sempre e solo lei che svolge tutto il lavoro dell’Amministrazione. In n pratica, proprio lei che gestisce il capitale! Un sogno nel cassetto di Annamaria? Ride di cuore e ci confida che avrebbe tanto voluto fare l’attrice ma… di teatro, naturalmente! Per sapere ancora qualcosa di più della sua vita le abbiamo chiesto.
Una domanda sulla famosa “parità di genere”, che in Italia è così difficile da raggiungere.
Le donne in Canada – sorride soddisfatta – a differenza di tante italiane e specialmente nel sud, sono davvero protagoniste e la “parità di genere”, per quanto ho potuto valutare io, qui è stata già raggiunta da tempo. Da anni. Mi occupo io di amministrazione e sono sempre molto attenta per esempio che anche i compensi in azienda possano essere distribuiti, equamente, in eguale proporzione e senza discriminazioni di genere.
Questo, comunque, – a quanto mi risulta – è valido per tutte le aziende canadesi. La legge Canadese, infatti, ci obbliga a stilare dei rapporti semi annuali sulla parità di genere dove bisogna elencare la remunerazione di tutti gli impiegati con descrizione del lavoro svolto.
Dal 1970 ad oggi, una vita tutta “canadese”. Qualche rimpianto?
Sì, il mare – risponde senza esitazione -. Mi manca tanto il mio bel mare italiano, il fantastico clima, perché qui in Canada fa tanto freddo d’inverno e troppo caldo d’estate, insomma, le mie radici, sono comunque e sempre in Italia, dove appena posso, arrivo nei miei più bei viaggi di vacanza, per ritrovare tanti ricordi, luoghi e sapori mai dimenticati.
Ma poi debbo ringraziare il Canada per tutto quello che ci ha dato, un Paese dove si può conservare la propria identità. Noi italiani, infatti, cerchiamo sempre di trasmettere “l’italianità” ai nostri figli e nipoti con la lingua, le tradizioni e la cucina.
Parliamo di Grand Prix Import: rimarrà sempre e ancora un’azienda di famiglia o avete altri progetti?
Domenico, con i suoi 52 anni, lavora con papà in azienda. Fabio, 50 anni, è altrettanto impegnato con successo nei nostri uffici. Emiliana, 46 anni, lavora con noi solo il venerdì. Ci sono già gli eredi futuri: 4 maschi e due femmine. Chissà se tutti vorranno impegnarsi nella nostra attività, o preferiranno dedicarsi all’arte, piuttosto che alla matematica o all’architettura o al canto.
Sono sicura che nessuno imporrà loro nulla, ma la speranza, sicuramente, è quella che possano utilizzare al meglio gli strumenti che gli abbiamo fornito. Se vorranno prendere il volo con la nostra azienda o diventare protagonisti in altro tipo di carriera e di vita, saranno loro a sceglierlo, ma con “le spalle coperte”, come direbbero i nostri nonni anche in Italia.
Le è scappato detto che lei, da ragazza, avrebbe voluto fare l’attrice: in quale ruolo si è identificata maggiormente? Forse in Romeo e Giulietta o piuttosto ne “La Bisbetica Domata”? Questo naturalmente, rimane fra noi e per dare qualche soddisfazione a Raffaele.
Sicuramente non mi sarei sentita di interpretare Giulietta. E non vedo neanche molto bene Raffaele nei panni di Romeo. Però, se devo dare una soddisfazione a mio marito, in effetti potrei essere stata un’interprete eccellente, proprio per “la Bisbetica Domata”, e sempre in onore a Shakespeare, anche se non è italiano.