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Economia

Donne d’impresa, Benedetta Bigazzi, direttore clinica: ecco come l’intelligenza artificiale entra nella sanità

Donne d’impresa: Benedetta Bigazzi, Direttore Generale di Prosperius, Villa Cherubini a Firenze
È la primogenita di 4 figli – Benedetta  Bigazzi– seguita in ordine cronologico dal fratello
Prospero oggi chirurgo ortopedico, Martino che si occupa di immobiliare e Bernardo
medico internista.

Una vita non sempre facile, con quei tre fratelli maschi: la mamma lo ammette, di non averla mai trattata “da femmina”. Niente fiocchini e pon pon: Benedetta è cresciuta (quasi) come un maschio. Laureata in medicina con 110 e lode e specializzata in radiologia, è la figlia del famoso prof. Mario Bigazzi, endocrinologo di fama internazionale e gli somiglia davvero tanto – dice sua madre – “fumina” come lo è lui, che si arrabbia per poco ma poi gli passa subito e ritorna sapientemente sereno.

Donne cresciute col medico in famiglia

Donne d’impresa, Benedetta Bigazzi, direttore clinica: ecco come l’intelligenza artificiale entra nella sanità – Blitzquotidiano.it (foto fornita)

In casa con il prof. Bigazzi si è sempre parlato di medicina e di cure innovative e
all’avanguardia. Benedetta essendo la primogenita ha scelto di fare il medico, più per
un senso di dovere che per passione. Poi però hanno seguito il suo esempio anche gli
altri due fratelli, medici entrambi. Oggi, Benedetta Bigazzi è direttore generale al Prosperius – Villa Cherubini.

Ha due figli: Mattia, oggi in III media e Pietro, III superiore al classico. Adora i suoi due
gatti trovatelli e il carlino che tiene a metà con la cognata Federica. Benedetta Bigazzi che da
ragazza era anche una promettente tennista è però super impegnata con il lavoro e
non ha proprio tempo di dedicarsi ad alcuno sport in modo continuativo.

Da ragazza – ci racconta ancora sua madre – cercava la sua
libertà e l’indipendenza. Oggi, invece, è diventata anche l’Angelo della casa con il figlio
più piccolo che le sta sempre addosso e non la lascia neanche un momento. In questi
momenti di cambio generazionale dell’azienda di famiglia che a Firenze è davvero una
“cittadella della salute”, perché comprende diverse strutture: la Clinica Villa Cherubini,
l’Istituto di analisi mediche, il reparto per gli esami diagnostici e la struttura per la
riabilitazione, Benedetta è oggi l’anima, e lo spirito innovativo e lungimirante
dell’azienda. Una vera eccellenza oggi nel settore sanitario, sia a livello regionale che
nazionale.

Alle prese con l’Intelligenza Artificiale

A proposito dell’intelligenza artificiale che sta entrando nelle strutture sanitarie, come “plus” per verificarne la validità e la modernità delle cure, le abbiamo chiesto.

Quali sono i suoi piani organizzativi a proposito di Prosperius – Villa Cherubini
a confronto con la nuova frontiera dei servizi offerti dall’Intelligenza
Artificiale?
L’intelligenza Artificiale in sanità è approdata ai tempi del covid, dove c’è stata la
necessità di contattare tante persone in poco tempo per diffondere messaggi
importanti e poco articolati. Da lì è stato un crescendo. Ha una potenzialità incredibile!
Ho visto progetti di aziende che si occupano di sanità dove un bellissimo avatar, in
tutto e per tutto “umano”, riesce a dialogare con un paziente e a interrogarlo tanto
quanto potrebbe fare un sanitario.

Con una voce e un aspetto che niente hanno di
artefatto o robotico (cosa fondamentale). Certo va addestrata e usata con etica e
criterio. Ma quante cose avrei in mente (non posso dirle per non farmele rubare! Ma
“stay tuned”, prima o poi troverò chi svilupperà il mio progetto di IA).

C’è qualcosa nella sua vita che avrebbe voluto fare come carriera se non
fosse diventata un medico e un manager aziendale?
In questi anni ho esplorato mille opzioni, soprattutto nei momenti più difficili. Opzioni
che non prevedevano tante responsabilità, che non prevedevano attenzione al lavoro
h24, che mi permettessero di avere più tempo da dedicare alla famiglia. Ma alla fine
dei conti quello che ho capito è che c’è sempre un rovescio della medaglia! Quindi,
tanto vale continuare a fare quello che si sa. Se però non fossi entrata al “Concorsone
di medicina”, forse mi sarebbe piaciuto fare arredamento d’interni (come ben sa mio
marito, che si trova a spostare mobili in continuazione!)

La sua migliore qualità e il suo peggior difetto?
La resilienza, la protezione del gruppo, la visione del bicchiere sempre mezzo pieno,
soprattutto se gli altri lo vedono vuoto!
Sono una donna, questo sul lavoro a certi livelli è un terribile difetto,
indipendentemente dall’intelligenza o dalla competenza. Non sono costante
nell’attenzione a me stessa. Sono fondamentalmente pigra (ma è un difetto?).

Come ha potuto sopravvivere con tre fratelli maschi quand’era bambina? E a
proposito della “parità di genere” nella sua azienda?
Come sorella maggiore ho vissuto in un mondo dove il sesso maschile non faceva
paura, si era alla pari, anzi, l’unica femmina forse è anche “un po’ sopra”. Certo i miei
fratelli erano più liberi, ma non mi è mai pesato più di tanto, io ero più furba!
Nella vita adulta, all’università e poi nel lavoro, sono stata penalizzata più come figlia
di qualcuno, che non in quanto donna, ma nei miei ambiti sono sempre riuscita a
farmi conoscere per quella che sono.
Anche in azienda sono sempre stata “la figlia di”, ma questa è stata la mia fortuna,
perché i miei genitori hanno coltivato un sano ambiente lavorativo, fatto di relazione
forti e rispettose, a tutti i livelli. Posso quindi dire che mi sono sempre sentita
accettata e “nel posto giusto”. Ho potuto crearmi un team perfetto, dove ormai non c’è
neanche più bisogno di spiegare nulla, basta una parola e tutti sanno già dove si va a
parare.
Ma il mondo fuori è differente, i consulenti che si avvicinano all’azienda spesso danno
l’impressione di sentirsi la responsabilità di fare tutto loro, anche il mio lavoro
(direttore generale, non usciere!), perché io sono “solo” una donna, per di più
selezionata in base al nome e non alle effettive capacità. Ed è faticoso tutte le volte
ricominciare da capo a riaffermarsi! Mentre i collaboratori maschi, seppur meno alti in organigramma, vengono sempre interpellati e messi al corrente! e questo mi fa impazzire!!

Orietta Malvisi Moretti

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