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Donne d’Impresa: Claudia Conte, imprenditrice culturale che sembra aver già vissuto molte vite

Donne d’Impresa: Claudia Conte, imprenditrice culturale che sembra aver già vissuto molte vite.

Trent’anni ma ne dimostra almeno un centinaio per  i valori e le imprese che l’hanno già coinvolta in questo suo breve ma intensissimo spazio di vita. Laureata in giurisprudenza con borsa di studio  e Master alla Luiss Business School, Claudia Conte, nata a Cassino, è davvero una straordinaria e più che mai attuale “influencer di valori”, (focus su Ambiente, Società e Governance).

Amministratore Unico di Shallow Srls si occupa di sostenibilità attraverso la cultura. Scrittrice, attrice, conduttrice e  quindi imprenditrice culturale a tutti gli effetti, ha avuto successo anche con i suoi libri e in particolare citiamo “Il Vino e le Rose”.

Moltissimi i premi che l’hanno già vista vittoriosa nei suoi progetti imprenditoriali e letterari. Claudia Conte è anche la più giovane scrittrice che ha presentato un’opera al Salone Internazionale del Libro di Torino. Ha pubblicato anche “La Legge del cuore storia di assassini, vigliacchi ed eroi”.  

Nella sua vita ha già realizzato tanto. Quali difficoltà ha incontrato?

“Le vere vocazioni sono sempre ostacolate”. Queste parole me le disse Giorgio Albertazzi quando ero molto piccola ma piena di sogni molto grandi. Ebbene nel mio caso è stato proprio così, la vocazione all’impegno sociale e culturale era ed è autentica e appassionata, quindi nessuna difficoltà mi ha mai fatto desistere.  

Sono una self made woman, ho costruito il mio percorso passo dopo passo con grande impegno e tenacia. Per ogni traguardo raggiunto, ci sono state almeno dieci porte chiuse in faccia. 

In questo modo ho imparato che dietro ogni difficoltà risiede una opportunità di crescita e di consapevolezza nelle nostre risorse e potenzialità. 

Com’è nata l’idea della sua azienda Shallow, tutta al femminile?

Nonostante i primati raggiunti, purtroppo il nostro Paese è sempre agli ultimi posti per la percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura, ed è per questo che è fondamentale lo sviluppo di una classe di imprenditori e manager culturali che sappiano valorizzare la cultura trasformandola da spesa in asset con il supporto di fondazioni, banche e aziende per contribuire al sostegno di progetti e luoghi, in partnership con la Pubblica amministrazione.

Essere donna è stato un grande aiuto o un limite? 

Sono stata vittima di tanti pregiudizi. (Per le origini, l’età, il sesso e ahimè anche l’aspetto esteriore) 

Il nostro è un paese meraviglioso, del quale sono innamorata, ma ancora un po’ troppo gerontocratico e maschilista. Per emergere non basta il merito, ci vuole anche tanta fortuna. 

Non voglio fare la vittima, non è nel mio carattere. Anzi probabilmente la mia forte motivazione deriva proprio dal tentativo di dimostrare che chi ha pregiudizi si sbaglia e che qualcosa umilmente so farla anche io!

Però il retaggio della cultura patriarcale si avverte ancora. 

Come potremo essere presenti in modo veramente solidale anche con le donne afghane e quelle iraniane?

Dando voce alle donne che non ce l’hanno, che vedono ogni giorno i propri diritti calpestati, vittime di violenze, di censura, obbligate a stare a casa, impossibilitate a studiare e lavorare. Con le mie attività cerco di “togliere il velo” alle sorelle provenienti da questi contesti, restituendo loro la libertà di esprimersi e di essere se stesse. La vera accoglienza, non ipocrita, significa offrire alle persone meno fortunate una reale nuova vita, quella che non hanno potuto avere nei propri paesi. Prima di parlare di accoglienza molti opinionisti e giornalisti dovrebbero conoscere davvero queste realtà. 

Scrittrice, presentatrice, imprenditrice di cultura, manager… C’è un angolino di vita che potrà dedicare anche  alla  famiglia? 

La famiglia resta la cosa più importante della mia vita. Il mio primo pensiero, il mio rifugio e il mio nido. Non cambierei la mia famiglia con nulla al mondo. 

 

 

 

Marco Benedetto

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