Donne d’Impresa: con Daniela Mori, Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze. Nella sala di Villa Viviani a Firenze un evento che ha visto coinvolti tre Rotary Club: con i Presidenti Stefano Gallastroni, (RC Chianti – S. Casciano), Paolo Vignolini, (RC Valdisieve) e Manila Peccantini, Presidente del RC Fiesole ci ha presentato un aspetto che non conosciamo di Unicoop Firenze, invitando per l’occasione ospiti speciali: Daniela Mori Presidente del Consiglio di Sorveglianza e Claudio Vanni, Responsabile delle Relazioni Esterne.
“Coop dice no al caporalato, al lavoro nero e allo sfruttamento!” Le parole di Daniela Mori arrivano più significative delle solite slide, proiettate in sala. È lei che ci parla – non a caso – delle varie “campagne” organizzate da Uncoop Firenze. Unicoop Firenze ha 1.113722 soci e 8.648 dipendenti, 110 punti vendita, 2,9 miliardi le vendite, con oltre 700 fornitori locali.
È lei che ci parla del “mondo Coop” che è piuttosto complesso e si rivolge soprattutto alle persone più che ai “consumatori”. “Le persone – afferma Daniela Mori – sono la cosa più importante per noi, perché vogliamo essere promotori di un cambiamento culturale e sociale con campagne e azioni a loro favore e a favore dell’ambiente. Ambiente, cultura e progetti che non tutti conoscono sono fiori all’occhiello della nostra attività e filosofia aziendale”.
Empolese, laureata in lettere all’Università di Firenze, sposata, ha due figl. La sua vita ed il suo mondo è tutto “coop” cioè il mondo cooperativo. Già nel 2010, Unicoop Firenze nella sua missione sociale, ha dato vita alla “Fondazione il Cuore si Scioglie” di cui Daniela è anche presidente.
Tanti i progetti di solidarietà nel sud del mondo, così come i percorsi formativi per gli studenti nelle scuole toscane, con molteplici iniziative di conoscenza e scambio interculturale. Per Daniela la parola “solidarietà” significa non solo altruismo ma diventa anche terreno di esperienza che alimenta una vera crescita collettiva.
Nata e cresciuta da sempre in ambito Coop, la sua sembrerebbe proprio una vera missione sociale: c’è qualcosa che non è riuscita ancora a fare?
Sì, non sono mai riuscita a rassegnarmi alle cose che non vanno bene, a lasciare il mondo così, come è, perché c’è sempre qualcosa che possiamo fare per renderlo un posto migliore. Non ho sogni preconfezionati nel cassetto ma “andare avanti” è il mantra, la frase chiave in cui credo e che mi ha guidato in tutti questi anni di esperienze nel mondo della cooperazione.
Anche oggi, in una società sempre più caratterizzata dal grande tema della disuguaglianza sociale, la nostra cooperativa continua ad avere l’ambizione di mettere a disposizione di tutti cibo buono, sano, sicuro, etico, rispettoso dell’ambiente al prezzo più basso possibile che significa un prezzo giusto.
Non si tratta solo di vendere prodotti che soddisfino bisogni primari, ma di migliorare la qualità di vita delle persone, con un impegno che la nostra cooperativa porta avanti da sempre su tutti i temi del vivere civile, dalla scuola, alla cultura, all’ambiente, alla salute, alla solidarietà.
Negli anni ’70, quando è nata la nostra cooperativa, in tanti abbiamo creduto che un mondo diverso e migliore fosse possibile: pur in un presente molto più complesso, nel ruolo che svolgo cerco di tenere lo sguardo puntato a un modello di società più giusta, più equa, meno individualista. La nostra è una società di persone che mette al centro le persone: in questi anni non ho smesso mai di credere che, quando le persone si mettono insieme, possono fare molte cose buone.
Quali i suoi eventuali programmi organizzativi in azienda a proposito di intelligenza artificiale?
È molto difficile prevedere il futuro e le evoluzioni dell’Intelligenza Artificiale che, in molti ambiti, si sta già ampiamente integrando con la nostra vita quotidiana. Come cooperativa credo si debba restare con i piedi per terra e aperti a quelle novità che possono migliorare la nostra attività: indubbiamente negli ultimi decenni la digitalizzazione ci ha aiutato a modificare processi, a migliorare gli strumenti e a aumentare l’efficienza in tanti ambiti, dalla logistica, al servizio al cliente, alla gestione delle attività in punto vendita.
In questi ultimi anni abbiamo visto irrompere nelle nostre vite gli smartphone, i QR Code che possono dare tante informazioni sui prodotti, le tecnologie self alle casse, le etichette e la cartellonistica elettronica in punta vendita, tanto per fare degli esempi: tutte novità che migliorano l’esperienza del cliente in punto vendita e la nostra efficienza organizzativa.
Detto ciò, di fronte a grandi cambiamenti epocali, dobbiamo esercitare il valore positivo del dubbio: di fronte alla realtà che cambia dobbiamo farci delle domande, avere delle idee e non prendere per buono tutto quello ci scorre sotto gli occhi. Senza chiuderci al nuovo, dell’Intelligenza Artificiale e della tecnologia, possiamo accogliere alcuni aspetti, mantenendo al centro le persone e l’esperienza diretta e dal vivo che la tecnologia non può sostituire.
I nostri punti vendita sono luoghi frequentati da migliaia di persone, spazi dove le persone toccano i prodotti con mano, scambiano opinioni e informazioni sul cibo, chiedono consigli e orientamento al personale; e non solo: nei nostri supermercati le persone vanno per incontrarsi, socializzare, prendere in prestito un libro, partecipare a un evento e, a volte, per uscire dalla solitudine quotidiana. Voglio immaginare un futuro in cui i nostri punti vendita siano ancora queste piazze animate piene di persone in carne ed ossa che, ad un click a distanza, continuano a preferire il contatto vero e la relazione uomo – uomo.
Dopo tanti anni di lavoro ed esperienza può affermare che alla Coop si è raggiunta una vera “parità di genere”?
Perché una parità si raggiunga davvero, non c’è bisogno soltanto di leggi o politiche paritarie, ma anche di esempi positivi. Ogni giorno la nostra cooperativa si impegna per ridurre il gap uomo-donna e per favorire un contesto professionale in cui le donne che lavorano in cooperativa – il 66% del totale – siano sempre più protagoniste.
Con questo spirito dal 2023, abbiamo inserito nel contratto integrativo importanti azioni concrete sulla strada della parità, tra le quali 4 settimane aggiuntive di paternità retribuita al 100% per i padri lavoratori e altri 30 giorni di congedo parentale facoltativo. Nel primo anno di avvio della misura, sul totale dei padri che hanno utilizzato il congedo obbligatorio, il 90% hanno usufruito, in varia misura, anche del congedo aggiuntivo di paternità retribuito al 100%. Il 40% ha utilizzato interamente le 4 settimane di congedo aggiuntivo.
I numeri danno conto di un forte apprezzamento di questa misura già dal primo anno di introduzione in cooperativa. E’ una novità importante che redistribuisce il carico di impegno domestico e va in direzione di una migliore conciliazione vita-lavoro: se i papà stanno a casa con i bambini, le mamme possono scegliere di rientrare al lavoro prima senza restare escluse dal percorso di carriera spesso precluso da una minore disponibilità dovuta proprio dalle incombenze familiari.
Oltre a queste misure concrete, sosteniamo attivamente la petizione #Genitoriallapari su Change.org, dove si chiede il congedo di paternità obbligatorio e con la nostra campagna nazionale Close the Gap da anni ci impegniamo ad accrescere non solo la conoscenza delle pratiche dell’inclusione e della non discriminazione, ma anche, fattivamente, il numero delle donne nei vari ruoli apicali.
Quella della parità di genere è una delle sfide più significative degli ultimi decenni ma il percorso da compiere è ancora molto lungo: come cooperativa abbiamo fatto molti passi in avanti che si scontrano però con ostacoli culturali e sociali del contesto esterno.
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