Donne d’impresa, Daniela Anselmi, un avvocato davanti alla sfida della intelligenza artificiale.
Presidente di AIDDA LIGURIA, Daniela Anselmi, avvocato che oltre che di Diritto Amministrativo si occupa di importanti progetti culturali e di mecenatismo.
Nel 2013, insieme ad un gruppo qualificato di professionisti, con esperienza nel settore del Diritto Amministrativo, fonda il suo Studio Legale dopo una lunga esperienza presso lo Studio Acquarone.
La Anselmi&Associati offre servizi per imprese pubbliche e private, pubbliche amministrazioni e joint-venture fra soggetti pubblici e privati.
Inoltre, Daniela Anselmi, con il suo studio offre assistenza giudiziale e stragiudiziale in ambito di contrattualistica Commerciale, sia privata che internazionale, nel settore del demanio, particolarmente per ciò che riguarda il demanio marittimo e il settore del diritto del lavoro.
Al suo attivo ci sono anche molte pubblicazioni e ha anche partecipato e partecipa a numerosi convegni in materia di contratti pubblici, ambiente ed inquinamento ed è anche vicepresidente dell’Unione Nazionale Avvocati Amministrativisti, (UNAA).
Per conoscerla meglio e di più le chiediamo:
Lei è famosa come avvocato, ma anche come una vera protagonista molto attiva in progetti culturali e sociali. Quale il suo prossimo progetto per Genova?
Come è stato detto, io sono presente in diverse Associazioni, sia professionali, sia di service e mi piacerebbe far interagire queste diverse entità tra di loro per raggiungere un obiettivo comune. Ho in mente un grande evento culturale che serva a far comprendere ad investitori ed imprenditori che con la cultura “si mangia” ed al contempo individui dei modelli operativi in grado di instaurare un circolo virtuoso in termini di sviluppo del turismo, dell’indotto e di creazione di nuovi posti di lavoro. Detto così sembra generico ma in realtà ho già pensato ad un progetto specifico e sono convinta che vi riuscirò, ovviamente con l’aiuto di tutti gli amici che fanno parte delle Associazioni che ho sopra menzionato.
Cosa pensa della “parità di genere” in Italia?
Il Global Gender Gap report 2024 ha offerto un’analisi dettagliata dello stato di parità in 146 economie mondiali. La classifica è chiara. L’Islanda è al 1° posto al mondo mentre l’Italia si assesta all’87° posto e quindi molto male. Come si spiega questa posizione? Nonostante alcuni progressi, il nostro Paese continua a mostrare lacune in ambiti fondamentali come la partecipazione all’economia e la rappresentanza politica delle donne. In ordine poi alla partecipazione delle donne nel mondo del lavoro (un indicatore fondamentale per misurare la parità di genere perché l’indipendenza economica libera dalla subordinazione al partner e da terribili condizioni di abusi) è possibile constatare che ad esse (così come anche a molti giovani) vengono spesso affidati lavori in part-time involontario. Inoltre, le donne sono spesso sottorappresentate nei ruoli di leadership. Senza contare che in Italia la rappresentanza delle donne è aumentata grazie a normative specifiche (le demonizzate quote rosa) e nonostante questo siamo sempre all’87° posto al mondo. Penso che accanto alle quote rosa, le aziende potrebbero contribuire significativamente attraverso programmi di mentoring e di sviluppo professionale per le donne, incentivando la crescita nelle carriere e l’accesso a posizioni di leadership. Il tutto attraverso meccanismi di premialità ed agevolazioni che induca le aziende a fare ciò.
Grazie all’avvento dell’Intelligenza Artificiale oggisiamo in piena “rivoluzione industriale”. Un suo consiglio per le aziende che ancora non hanno potuto conoscere come utilizzare questa nuova e straordinaria tecnologia?
Io mio occupo di intelligenza artificiale principalmente nel mondo del diritto ed ovviamente è mio compito spiegare pregi, difetti e soprattutto rischi dell’utilizzo dell’A.I. Ma l’intelligenza artificiale è già ormai utilizzata in più della metà delle aziende italiane. Pensiamo agli algoritmi intelligenti che consentono di rispondere ai clienti via chat, filtrare i curriculum, smistare i documenti, entrare nei processi produttivi mediante l’automazione di parti ripetitive. Le grandi aziende italiane sono tutte (o quasi) attrezzate in tale senso. Se invece si ha riguardo alle piccole e medie imprese, è possibile constatare che solo il 18% ha almeno un progetto avviato di A.I. Occorre assolutamente incrementare tale percentuale, tenendo conto che a causa dell’invecchiamento della popolazione, si prospetterà un gap notevole di posti di lavoro. Già adesso si fanno numerosi convegni – anche AIDDA si è mossa in tal senso – per evidenziare che molte posizioni lavorative sono ormai introvabili. Tuttavia, solo prestando attenzione alle nuove esigenze dei lavoratori, alla formazione e ad un’equa ridistribuzione dei benefici, la società riuscirà a trarre valore dallo sviluppo dell’A.I.
La sua energia ed il suo impegno hanno sempre messo le ali ai suoi progetti. Ce n’è ancora uno da realizzare nel cassetto dei suoi sogni?
Sì. Quello della valorizzazione delle terre incolte e dei borghi storici pressoché abbandonati, condizione molto usuale nel nostro Paese. Con AIDDA stiamo sviluppando un progetto pilota in tal senso ed io penso e mi auguro che ciò porterà ad una vera rivoluzione sociale, ambientale e culturale. Dobbiamo pensare a dare una speranza alle future generazioni e soprattutto a trasmettere il coraggio di inseguire i propri sogni. Se si realizzeranno meglio ancora. Questo è sempre stato il mio obiettivo di vita.