Donne d’impresa e pandemia: Lilli Samer, ecco come siamo cresciuti, adattandoci e innovando Donne d’impresa e pandemia: Lilli Samer, ecco come siamo cresciuti, adattandoci e innovando

Donne d’impresa e pandemia: Lilli Samer, ecco come siamo cresciuti, adattandoci e innovando

Donne d’Impresa: Lilli Samer A. D. di Samer & Co. Shipping SpA, nata a Trieste. Il suo cognome è legato alla storica agenzia marittima di famiglia la Samer & Co. Shipping SpA fondata nel 1910 con sede a Trieste, dove Lilli ha iniziato a lavorare giovanissima. Oggi Lilli Samer è A.D. della società.

L’azienda ha uffici a Koper (Slovenia), Rijeka e Zagabria (Croazia), Sarajevo (Bosnia Erzegovina), Bar (Montenegro), Belgrado (Serbia), Brčko (Repubblica Srpska), Durazzo (Albania).

Ai servizi di agenzia marittima ha aggiunto quelli delle spedizioni internazionali, dei terminalisti portuali, dei commissari e periti d’avaria.

 La sola Samer & Co. Shipping SpA conta ad oggi 121 dipendenti di cui il 64,4% è rappresentato da donne. Di questa percentuale fanno parte ben 6 donne
manager. L’intero gruppo Samer è costituito, invece, da oltre 400 dipendenti e
società estere in Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Montenegro, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ungheria.

Samer & Co. Shipping offre servizi che rientrano in quattro business unit:

 Come agenti & broker marittimi,  Come operatori di terminal portuali nel porto franco di Trieste,  Come spedizionieri internazionali  Come commissari & periti d’avaria,

Alla domanda su come il Gruppo Samer ha vissuto la pandemia, Lilli Samer risponde.

Fortunatamente la mia azienda non ha subito particolari conseguenze imputabili alla pandemia. Anzi! Noi operiamo nel settore del trasporto e della
logistica, che più che mai durante l’emergenza Covid è stato fondamentale per
assicurare la movimentazione puntuale delle merci.

Questo ci ha in qualche modo protetti dagli effetti più negativi e consentito di non registrare contrazioni rispetto ai periodi precedenti. L’unica situazione emergenziale che abbiamo dovuto gestire è stata quella legata al personale che opera soprattutto in porto, e per questo più esposto al contagio.

A fronte di numerose assenze ripetitive durante i mesi di picco della pandemia abbiamo dovuto attivare sistemi organizzativi e gestionali di rotazione che garantissero la nostra consueta operatività senza interruzioni e
rallentamenti di sorta.

Donne manager nella pandemia

Il nostro modo di operare non è cambiato, preferisco affermare che, piuttosto, si è arricchito ed evoluto. Ci sono dei principi sui quali si basa da oltre cento anni la nostra operatività. La serietà, la puntualità, l’attenzione
e la cura del cliente, che sono rimasti gli stessi se non si sono addirittura rafforzati.

Abbiamo però voluto sperimentare forme di lavoro più flessibili, anche un po’ forzati dalla situazione, totalmente nuove per la mia azienda, quali il remote working e lo smart working.

Con il benestare dei collaboratori e con l’adozione delle normative
emergenziali a favore del distanziamento sociale, ci siamo strutturati internamente affinché fosse data loro la possibilità di lavorare facendo a meno della presenza fisica in ufficio. Certo niente di innovativo, ma per noi, con un background storico
ben consolidato alle spalle, si è trattato di una modalità fuori dagli schemi classici.
Questo è servito per preservare la continuità del business e ci ha spinti a pensare il lavoro in termini di maggiore flessibilità, autonomia e responsabilizzazione.

Un modo di lavorare fuori dagli schemi classici

La situazione contingente ha anche accelerato i nostri investimenti in nuovi sistemi tecnologici a supporto dell’operatività quotidiana di vari reparti. Quelli dedicati alla pianificazione dei trasporti in particolare. Per ottimizzarne la resa e i tempi di gestione e assicurare al cliente un servizio ancora migliore.

Donne al timone: dopo un secolo di storia, qual è il futuro della Samer?

Fortunatamente l’azienda è inserita in un distretto logistico locale di eccellenza. Ha un network consolidato di partner e fornitori di prim’ordine con cui collabora da tempo. Una rete di società all’estero che garantisce una copertura importante del nostro mercato di riferimento. E un team di collaboratori con una lunga esperienza e un livello di professionalità importante.

Tutto questo ci consente di guardare al futuro – forti del passato – con grande ottimismo. E con un occhio particolarmente attento alle dinamiche economiche e geo-politiche. Per coglierne subito i cambiamenti, che, nell’ultimo periodo, sono diventati particolarmente repentini.

In AIDDA, (Associazione Donne Imprenditrici e Dirigenti d’Azienda), la
nostra forza in questo periodo è stata la grande rete che grazie ai webinar
e a zoom ha dato significato alla parola “resilienza”.

Come Presidente di Aidda Friuli Venezia Giulia, cosa consiglia alle donne nuove imprenditrici?

In effetti siamo state brave nella nostra Associazione, perché in poco tempo ci
siamo adattate ad un metodo di incontro per noi, che amiamo la presenza e il
contatto, del tutto nuovo. Sono state tante le iniziative organizzate, numerosi i
temi trattati, e importanti sono stati la partecipazione e il coinvolgimento di tutte le socie.

Ci siamo scoperte con nuove abilità. Cosa consiglierei alle nuove giovani
imprenditrici? Intanto io non amo particolarmente la parola rischio perché
racchiude in sé la possibilità di pericolo o anche di fallimento.

E’ pur vero che il rischio ha spesso a che fare con condizioni imprevedibili e la pandemia questo ce l’ha insegnato molto bene. Alla luce di tutto questo credo, comunque, che dall’imprevedibile così come lo abbiamo vissuto possano nascere tante opportunità.

Il mio consiglio è sicuramente quello di coglierle e metterle a frutto. Anche
Einstein diceva che proprio nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità. Ciò che si impara è sempre positivo, nel bene e nel male. A distanza di un anno
dall’inizio della pandemia ormai le paure e i timori si sono un po’ stemperati, ma se dovessi fare un bilancio delle lezioni imparate, direi che non dare mai niente per scontato e di conseguenza essere attitudinalmente sempre pronta a gestire anche l’imprevedibile è la lezione più importante. 

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