Donne d’impresa, Ivana Ciabatti  di Italpreziosi: “Ma quali quote rosa, bisogna credere in se stesse”

di Orietta Malvisi Moretti
Pubblicato il 19 Settembre 2021 - 20:48 OLTRE 6 MESI FA
Donne d’impresa, Ivana Ciabatti  di Italpreziosi: “Ma quali quote rosa, bisogna credere in se stesse"

Donne d’impresa: Ivana Ciabatti  di Italpreziosi. Il vecchio motto “volere è potere” sembra davvero il modus vivendi di Ivana Ciabatti. Perché anche se nessuno ci credeva, oggi è proprio lei che tratta direttamente con chi estrae l’oro dalle miniere di tutto il mondo.

Lei si definisce “imprenditrice autonoma”, perché – sostiene con orgoglio – a 27 anni da semplice impiegata di un’azienda orafa si è trasformata in piccola imprenditrice. Ma così lungimirante, da far diventare quel suo progetto iniziale un vero impero. Partita da un paesino di contadini, nel Casentino, dove bambina guardava le stelle e sognava di arrivare sulla luna, oggi ce l’ha fatta.

La Italpreziosi, nata dal suo sogno di realizzare qualcosa d’importante, è diventata oggi l’azienda leader punto di riferimento per il polo orafo italiano ed internazionale. Con un fatturato di 6 miliardi e mezzo nel 2020.

“Ma quali quote rosa – sorride – bisogna credere in se stesse. Bisogna puntare su quello che noi donne sappiamo fare, crederci e avere voglia di farlo. Solo così – sostiene – possiamo avere una credibilità in quel mondo maschile. Che non ci è quasi mai favorevole. Ma che qualche volta è costretto a riconoscere il nostro valore, perché è utile anche a loro”.

Sembrerebbe una carrierista doc, ma non è così perché Ivana Ciabatti ha una famiglia e due figlie e difende la sua privacy come un gioiello raro, da tenere gelosamente lontano dal palcoscenico del mondo. Grata al marito per averla da sempre sostenuta nelle cose in cui crede, è proprio lei che con la valigia in mano, in tutti questi anni si è messa in viaggio per il  mondo.

Una donna unica fra le donne e gli uomini

Dal Medioriente, all’Africa, all’America del Nord e del Sud, all’Oceania, è probabilmente l’unica donna al mondo a trattare con chi estrae l’oro e a chiedere di visitare le miniere. A proposito di Arabia Saudita. Il suo interlocutore pensando di dover incontrare un uomo si era rifiutato di riceverla. Lei per ben tre giorni ha bussato a quella porta con sorriso e determinazione, finché la porta non si è aperta.

Da allora – sostiene con orgoglio – è accolta ovunque con rispetto e disponibilità, ma per una sola ragione e cioè quella che si è guadagnata la stima la fiducia di tutti gli operatori del settore. Naturalmente si tratta quasi sempre solo di uomini, che presidiano il mondo dell’oro. Che nulla hanno potuto di fronte alla sua volontà, competenza e determinazione. In molti articoli a lei dedicati la chiamano “la signora dell’oro” e non a caso si è guadagnata questo meritato titolo che tutti le riconoscono.

Il Covid e le nostre aziende. Cos’è cambiato nel suo lavoro?

Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati dall’emergenza sanitaria da Covid-19, un evento imprevedibile che ha modificato ed influenzato la nostra vita, con forti ripercussioni sul sistema sociale, economico e finanziario. Questa pandemia ha accelerato tendenze che erano già in atto. E che porteranno a cambiamenti durevoli con forti ripercussioni non solo sull’economia e sulla società.

Ma anche sulla psiche delle persone, incluse le relazioni con il prossimo, lasciando cicatrici profonde. Spingerà circa 90 milioni di persone in condizioni di estrema povertà entro il 2021. E costerà al Pil mondiale 22.000 miliardi di dollari tra il 2020 ed il 2025.

Naturalmente ci sono aziende e settori che hanno sofferto più di altri, ma quasi tutti con dignità e determinazione hanno cercato di reagire piuttosto che subire gli eventi.

Il lavoro è senza dubbio cambiato: oltre alla diffusione “smart working”, sono mutati alcuni scenari. Le esigenze dei clienti sono rimaste le stesse: un prodotto di qualità sostenibile, di eccellenza e che sappia emozionare il consumatore finale. Però ci sono state problematiche legate alla logistica, alla modalità di fare affari. E più in generale, alla diversa modalità di intrattenere le relazioni sociali.

Italpreziosi, a tutela della salute dei nostri collaboratori ha prontamente risposto per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Adottando tutte le misure di controllo e prevenzione necessarie. Creando un’unità di crisi speciale per affrontare il tema. Tutelando la sicurezza dei nostri collaboratori e condividendo in modo chiaro e trasparente il nostro piano di azione.

Le sfide che abbiamo affrontato sono state molte, ma non per questo abbiamo smesso di impegnarci con determinazione per raggiungere gli obiettivi prefissati e non di meno abbiamo continuato nel nostro cammino di sostenibilità con ancora più convinzione.

In effetti, ritengo che sia proprio nei momenti bui che serva più coraggio ed investimenti per creare nuove possibilità e – soprattutto –  positività. Con il nostro percorso sostenibile vogliamo promuovere un futuro più equo ed armonioso, rispettoso dell’ambiente, delle risorse del pianeta, della dignità umana, valorizzando la formazione e la sensibilizzazione. “Ho sempre immaginato di far sì profitto, però con etica, dignità, morale e tanta energia.”

Previsioni post Covid: lei è nota anche per il suo impegno a favore delle donne. Come potremo superare secondo lei questa sempre profonda disparità di genere, che il Covid ha acuito?

Il nostro impegno verso la parità di genere non nasce da oggi. Italpreziosi è da sempre sensibile a sostenere iniziative che valorizzano i diritti delle donne, le loro potenzialità, il loro genio e soprattutto iniziative contro la violenza delle stesse.

In linea con gli obiettivi SDGS, abbiamo sempre cercato di creare pari opportunità e dare potere alle donne, a partire dal nostro team dove queste rappresentano il 45% della nostra forza lavoro. Il nostro obiettivo è quello di ridurre le disuguaglianze, promuovere le pari opportunità e la parità di remunerazione. Un team differenziato è più forte e creativo e permette una migliore valorizzazione di ogni sua parte.

Il Covid abbia acuito troppo la disparità di genere

Ritengo piuttosto che abbia rallentato l’avanzare di processi comunque in atto. La parità di genere è un tema che può esser rallentato, ma non si potrà fare in modo che venga evitato. In questo ultimo anno e mezzo, l’emergenza sanitaria è servita come paravento per i ritardi della politica, ma non potrà esser sempre così. In questo, come del resto in altri ambiti e temi, la società pretende dallo Stato risposte che dovranno essere serie e puntuali.

Spesso sono solita dire: ma quali quote rosa! Noi donne dobbiamo credere in noi stesse, puntare su quello che sappiamo fare, credere fortemente nelle nostre capacità ed avere tanta determinazione nel raggiungere i nostri obiettivi e sogni.

Solo così possiamo affermarci e dimostrare il nostro valore in un mondo ancora oggi troppo maschile. All’interno della mia azienda nel 2020, in un anno dove il 70% delle persone ad aver perso il lavoro sono state donne, noi invece ne abbiamo assunte! Donne capaci, che hanno dimostrato la loro forza e determinazione, donne che all’interno di Italpreziosi potranno crescere ancora e sicuramente, contribuiranno a far crescere il nostro gruppo.

La sua azienda è davvero un modello di eccellenza. Molte imprenditrici di AIDDA sono disponibili ad aiutare le donne afghane, per esempio accogliendole in azienda. Pensa che questo sarà possibile?

Mi unisco alla interessante iniziativa di AIDDA e offro la mia e nostra disponibilità di collaborazione, che sia un piccolo o grande aiuto, e se possibile, accogliere alcune donne afghane in azienda. E comunque considero fondamentale contribuire ad offrire loro una formazione, un sostegno ed un concreto supporto al fine di poterle inserire nel nostro contesto sociale e dare loro la possibilità di ricostruirsi una vita dignitosa, un futuro di libertà ed indipendenza.

La nostra Associazione di Donne Imprenditrici e Dirigenti d’Azienda  si sta adoperando per offrire  corsi di formazione e di italiano alle  profughe afghane: la solidarietà fra noi donne è importante, soprattutto dimostrandola non solo a parole. Ad Arezzo c’è da anni un’Associazione che accoglie studenti delle più diverse etnie. Ci sarà posto anche per le afghane?

Sono la Presidente degli Imprenditori per la Pace, all’interno della Fondazione “Rondine Cittadella della Pace”. Rondine è una organizzazione impegnata nella riduzione dei conflitti armati nel mondo e nella diffusione del proprio metodo per la trasformazione dei conflitti in ogni contesto, o ancor meglio, rappresenta una risposta al conflitto tramite il dialogo. Il suo obiettivo è contribuire ad un pianeta libero dagli scontri armati, in cui ogni persona abbia gli strumenti per gestire i conflitti in modo creativo e positivo. In tale contesto, l’organizzazione è sicuramente una risposta a queste criticità. Personalmente, ho già avviato dei contatti affinché si possa tenere una porta aperta anche alle ragazze afghane. Ove ci sarà la possibilità, noi di Rondine ci faremo trovare pronti.

Qual è un consiglio “spassionato” che si sente di dare alle giovani che in questo periodo così difficile vorrebbero cominciare un’attività imprenditoriale?

Consapevole dei momenti impegnativi che viviamo, caratterizzati da grandi cambiamenti epocali da una parte, e dall’altra anche da nuove opportunità, dico sempre ai giovani di credere nella bellezza dei propri sogni, di lottare con determinazione, passione, umiltà e coraggio per realizzarli, senza aver “paura di fallire”. Consiglio loro di investire su sé stessi, studiando, applicandosi, senza tralasciare la cultura. Sia io –  e come me penso altri imprenditori ed investitori – siamo vicini ai giovani, anzi direi alla ricerca di giovani, che abbiano idee innovative ed interessanti, dando loro spazio e ascolto per contribuire a fare emergere i loro talenti.