Donne d’impresa, l’esperienza di Federica Boschini nel territorio tutto maschile della consulenza finanziaria

Donne d’impresa, Federica Boschini, private manager di banca, pisana doc, una bella signora bionda, “tutta pepe” e sempre di corsa. 

“Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio?”…  ma lo dicono solo i livornesi  e solo perché non hanno mai conosciuto Federica Boschini.  Quando la incontri  è sempre festa, per il suo carattere allegro e il suo sorriso contagioso. Dopo 10 anni di esperienza bancaria e un master  all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, inizia nel 2001 la sua  attività di  Private Banker.

Attualmente ricopre l’incarico di Private Manager area di Firenze.  Il rapporto umano con le persone  è il suo pane quotidiano. 

Una donna di successo, che coniuga carriera e stile  con  grande savoir faire  e  non teme  concorrenza lavorativa … neppure  quella dei suoi più qualificati manager  “maschi”.

Nel suo lavoro la fiducia e la stima sono fondamentali e il vero valore di un  private manager che si rispetti.  

Superata questa infinita  pandemia quali saranno i progetti futuri professionalmente parlando?  Cosa è cambiato  nella gestione dei patrimoni dopo la crisi sanitaria, sociale e culturale?

Il mio lavoro è una missione, quindi continuerò a dedicarmi con passione e impegno al fine di tutelare i miei clienti e i loro patrimoni; contemporaneamente svolgerò al meglio il ruolo di responsabile commerciale dell’area di Firenze coordinando il gruppo banker.

La pandemia ha inizialmente spaventato i clienti portandoli ad accumulare più liquidità per paura di dover fronteggiare spese impreviste ma subito dopo si sono affidati a noi consulenti come per la salute ci si affida al medico ascoltando i nostri consigli e ottenendo entusiasmanti risultati.

Questa carriera che la distingue fra tanti uomini, è sempre stata un suo sogno nel cassetto oppure  è una scelta dovuta ad altri fattori e  quali?  

Mi sono sempre piaciute le sfide e ovviamente raggiungere importanti risultati in un settore prevalentemente maschile mi ha dato molta soddisfazione ma non è stato un sogno nel cassetto.

Il mio sogno nel cassetto è sempre stato far bene il mio lavoro, sogno comune a molti liberi professionisti e se per farlo ho dovuto farmi strada tra tanti uomini è solo una conseguenza.

Il mio ovviamente è un ruolo scomodo e difficile da far accettare a molti uomini, ma la mia determinazione e la mia disponibilità ad aiutare nel raggiungimento anche dei loro obiettivi mi hanno sempre ripagata, conquistando la loro stima e fiducia.

Dicono che nel suo campo le donne abbiano più fortuna, perché destano più fiducia che non gli uomini. È vero? E comunque chi sono  secondo la sua esperienza gli investitori migliori: gli uomini o le donne?

Sì è vero. Nella mia esperienza con i clienti ho riscontrato che l’essere donna mi ha permesso di ricevere  più fiducia anche perché le donne, si sa, sono più scrupolose, precise e accorte. Secondo me gli investitori migliori sono, purtroppo, ancora gli uomini ma perché appunto il mondo della finanza appartiene soprattutto a loro. La cultura finanziaria deve ancora radicarsi nelle donne che al momento rimangono più timorose.

Aidda, di cui fa parte, ci aiuta a conoscerci meglio e a fare rete. Quali i suoi programmi per questa Associazione di Donne Imprenditrici e Dirigenti di Azienda?

Il mio proposito per il futuro è di poter partecipare sempre più attivamente ai progetti di Aidda per sostenere il lavoro delle donne imprenditrici in Toscana e in Italia.

Quali sono le soddisfazioni che le ha dato il suo lavoro e invece quali i sacrifici o le rinunce che ha dovuto affrontare per arrivare dove è arrivata?

Le soddisfazioni sono veramente molte. I riconoscimenti avuti dalla mia azienda mi hanno ripagato e mi ripagano tutt’oggi dei sacrifici che ancora devo affrontare. La rinuncia più importante che ho dovuto fare è il tempo da dedicare alla mia famiglia e soprattutto a mio figlio, mio unico e grande amore.

A proposito delle donne  che lei definisce “timorose” negli investimenti, non pensa che questo sia ancora frutto di una “cultura finanziaria”  che manca  assolutamente in campo femminile?

Sì in campo femminile la cultura finanziaria non è parte integrante della vita quotidiana, sono ancora molti i passi che devono essere fatti in tal senso. Diciamo che ancora la maggior parte delle  donne si limita a gestire perfettamente l’economia domestica e tutt’al più quella della propria impresa se sceglie di lavorare autonomamente. Conciliare lavoro e famiglia è ancora troppo complicato per una donna che deve fare delle scelte a discapito di altre.

L’impegno di noi imprenditrici è anche quello di agevolare tutto questo e l’associazione Aidda è sicuramente un canale che può aiutare le donne, soprattutto la nuova generazione di laureate, ad intraprendere un percorso di indipendenza lavorativa che possa permettere loro di conciliare lavoro e famiglia.

La presenza femminile di professioniste  nel suo settore è in crescita con le nuove generazioni  o dobbiamo ancora pensare che  la finanza sia un ambito riservato assolutamente solo agli uomini?

Come manager di area una delle mie attività  è anche quella di selezionare giovani laureati molto promettenti. Che hanno voglia di mettersi in gioco e imparare un lavoro meraviglioso come quello del consulente finanziario. Che come ho già detto è una missione come lo è quella del medico. Noi  siamo “ i medici del patrimonio dei nostri clienti, della loro tranquillità economica e familiare”. Per cui sono necessarie costanti formazione e dedizione. La cosa richiede tempo e sacrificio  e, con mio rammarico, sono gli uomini ad essere più disposti a questo.

 

Gestione cookie